"Rinascere" è il titolo che Francesca Crispo, ex studentessa del “Bruno Chimirri”, oggi giovane infermiera professionale, ha voluto dare al suo libro che tratta, da un punto di vista autobiografico, il delicato tema dell'anoressia, disturbo di cui è stata affetta proprio quando era ancora tra i banchi di scuola. Se n'è discusso il 5 marzo in un incontro intenso e partecipato dell'autrice con studenti e docenti, impreziosito dal contributo professionale della dott.ssa Teresa Cerra, psicologa che opera insieme ad altri suoi colleghi all’interno della scuola, offrendo supporto e consulenza.
Il Dirigente Scolastico, dott. Roberto Caroleo, nel dare il suo cordiale benvenuto ai presenti ha sottolineato la rilevanza della tematica e ribadito la valenza degli incontri con gli autori attivamente organizzati all’interno della Biblioteca dell’Istituto.
Un breve video-racconto sulla dis-percezione corporea che contraddistingue la malattia, sull’immensa sofferenza psichica che ne è sempre alla base, sulla reazione a tale sofferenza con il controllo ossessivo del corpo, estremo baluardo su cui pervicacemente affermare il proprio dominio e da cui lanciare l’ultimo SOS (curiosamente Save Our Souls) dopo la diaspora delle certezze esterne, ha immediatamente creato un’atmosfera di tangibile tensione emotiva.
In questo clima, di fronte all’attentissimo pubblico degli studenti del corso D, si è dipanato il racconto fluido, ricco, maturo dell’autrice di “Rinascere”, che ha ripercorso le tappe della sua lotta contro la malattia: dalla difficoltà di riconoscerne per molti mesi gli evidenti segnali fino alla decisione di intraprendere un cammino di guarigione, col sostegno di un terapeuta, di una nutrizionista e naturalmente dei suoi affetti più cari. Perché – ha precisato Francesca- da sola non ce l’avrei fatta, chiedere aiuto non è sintomo di debolezza ma di forza, occorre aprirsi alla relazione con gli altri superando i timori di mostrarsi fragili. Un messaggio prezioso per la giovane platea. Ha anche messo in rilievo l’importanza, in quei frangenti, di ricevere uno sguardo benevolo, una parola gentile, un silenzio, che è uno stare accanto non giudicante.
Poi si sa, il “lavoro duro” tocca a noi, nessuno può percorrere al nostro posto le strettoie della nostra esistenza: è il prezzo da pagare per crescere, per diventare donne e uomini migliori, più empatici e meno egocentrici. Anche per la nostra autrice affrancarsi dall’anoressia è stato un cammino irto di insidie e non certo scevro di ulteriori delusioni, come la perdita di tante amiche svanite nel nulla e di Alex, il suo amore dell’epoca. A conferma che il dolore non è attraente ma, in cambio, ci rende persone più interessanti perché, spalle al muro, ci costringe a interrogarci. La riscoperta della “fede in Dio” e l’affidarsi con fiducia alla Sua volontà in questa parentesi di vita, sono stati un altro lascito di questa esperienza, il suo fiore nel deserto, il ritrovato orizzonte di senso. Anche in questa sua limpida confessione, non molto consueta in tali contesti, la Crispo si fa nuovamente interprete dell’esortazione di Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù “Abbiate coraggio!”, che cita. Ma gli spunti di riflessione offerti dal suo racconto, sollecitati dalle numerose domande degli studenti, sono stati davvero tanti, dall’influenza spesso negativa dei social, alla necessità di concentrarsi sui propri desideri più autentici piuttosto che sulle aspettative altrui, fino all’importante ruolo della scuola spesso unico presidio in cui intercettare il disagio dei ragazzi per indirizzarlo verso le figure professionali preposte al loro aiuto.
Pregnante è stato anche il contributo, da una prospettiva professionale, della dott.ssa Cerra. La psicologa partendo dalla considerazione che la nostra società dà più importanza alla salute fisica che mentale, ha commentato la frase shock di Silvia nel video-racconto introduttivo: “io amo la vita ma dentro di me c’è qualcosa che mi vuol far morire” dicendo che frasi di questo tipo celano una disperata richiesta di entrare in relazione. Ha evidenziato che per guarire dall’anoressia, è indispensabile desiderarlo in prima persona e pertanto chiedere aiuto, perché è molto difficile non prestare ascolto a ciò che la mente suggerisce in un momento di sofferenza come quello che caratterizza i disturbi del comportamento alimentare; il nostro consulente è la nostra mente ma occorre convincersi che noi non siamo i nostri pensieri e, in taluni momenti, occorre scegliere consapevolmente di non seguirla. Inoltre, di norma, il terapeuta “non salva” il paziente ma lo aiuta a trovare la propria, personale via di guarigione, attraverso l’ascolto e l’analisi di tale via sotto differenti punti di vista. Ha quindi rimarcato l’importanza di chiedere aiuto a professionisti del settore per lavorare insieme ai fini del raggiungimento del proprio benessere. Stimolata dalle domande del pubblico su come contrastare i pensieri ossessivi e i comportamenti compulsivi che caratterizzano disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia particolarmente diffuse tra le ragazze, nonché l’emergente vigoressia diffusa soprattutto tra i ragazzi, la dott.ssa ha suggerito di usare la scrittura come esercizio pratico per poter verbalizzare il proprio pensiero, visualizzarlo, accoglierlo come tale ed imparare a lasciarlo andare.
Francesca Crispo lo ha fatto. Ha tenuto un diario mentre intorno infuriava la tempesta. Non immaginava, probabilmente, allora che sarebbe diventato un libro e che la sua testimonianza avrebbe potuto, forse, essere d’aiuto ad altre ragazze e ragazzi. L’anoressia è oramai una cicatrice, ogni tanto duole, ogni tanto le ricorda cosa non fare, tutto sommato forse oggi è quasi un’amica.
Perché attraverso di lei Francesca ha imparato a risalire sulla barca, capovolta dalla furia del mare in tempesta che è poi il significato della parola resiliente (dal latino resalio).
Noi tutti ringraziamo entrambe le giovani donne che hanno animato brillantemente la mattinata.
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