Talerico: "Una serata con Leopoldo Chieffallo: memoria e voce della politica"

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  16 luglio 2025 09:35

di ANTONELLO TALERICO*

C’è qualcosa di raro e prezioso nell’ascoltare la storia di un uomo che ha attraversato decenni di politica con lo sguardo fermo e la voce lucida di chi ha vissuto ogni battaglia, ogni svolta, ogni silenzio. Una serata con Leopoldo Chieffallo (detto Zio Leo), una ospitata casuale piccolo comune calabrese che si è trasformata in un'immersione viva nella storia sociale e politica della provincia di Catanzaro, filtrata attraverso la memoria di uno dei suoi protagonisti.

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Lui si è presentato, semplicemente, come “Leo”, figlio di una terra che ha amato visceralmente e per la quale ha speso la propria vita. Seduto intorno ad un gruppo di amici, con pochi appunti e una voce che non ha perso la forza della passione, ha cominciato il suo racconto dalla sua giovinezza negli anni Cinquanta, tra i campi della Presila e le prime lotte contadine.

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«La politica, da noi, era fame. Fame di terra, di giustizia, di rispetto. Non era ideologia. Era pane», ha detto, guardando il pubblico come se volesse assicurarsi che ognuno capisse il peso di quelle parole. 
Ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera politica: l’ingresso nel consiglio comunale, il ruolo di sindaco, le battaglie per le strade, per l’acqua potabile, per le scuole nelle aree montane, fino agli anni in cui rappresentò il territorio a livello provinciale e regionale. Ma Chieffallo non ha mai parlato di sé in tono celebrativo. Ha parlato del territorio.

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Leo ha raccontato con amarezza e lucidità le difficoltà infrastrutturali: strade mai completate, ferrovie abbandonate, ospedali promessi e mai realizzati. Ma anche le comunità che non si sono arrese, le amministrazioni che hanno lottato nonostante tutto, i sindaci "che dormivano col telefono acceso, pronti a svegliarsi alle tre di notte per un’alluvione o una frana".

Non sono mancati aneddoti amari — i tradimenti, la corruzione, il potere che logora. Ma Chieffallo non ha mai smesso di credere nella funzione alta della politica: «Il politico deve stare dove sta la gente, non dove si prendono le decisioni — a meno che non abbia il coraggio di portare la gente lì».

Il momento più toccante è arrivato quando ha parlato dei giovani, del futuro. «Non voglio che questa sera sia nostalgia. Voglio che sia memoria. Perché senza memoria non c’è futuro. La Calabria ha bisogno di ragazzi che non scappano. E voi avete il diritto di rimanere, ma anche il dovere di cambiare le cose».

E' stato chiesto a Zio Leo che : «Se potesse tornare indietro, rifarebbe tutto?». E Leo ha risposto: «Sì. Ma con più rabbia, e con più amore».

Questa serata non è stata solo un omaggio a un uomo. È stata una lezione di cittadinanza, un atto di resistenza civile, un invito — silenzioso ma potente — a non dimenticare che la politica, quando è vera, parte dai bisogni concreti delle persone e dalla fedeltà a un territorio.

La storia di Leo Chieffallo e della provincia di Catanzaro è una storia di ferite e di speranze, di fallimenti e di conquiste, di umanità profonda. E portarla alla luce significa ricordare che anche dai luoghi più marginali possono alzarsi voci capaci di cambiare il corso delle cose. 

*consigliere regionale 

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