Tallini: "Ho le prove che Morra ha fatto pressioni sulle Procure. Chi guida FI preferisce altri interessi alla politica"

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Lunga intervista di Domenico Tallini nel corso della puntata di Catanzaro Capitale. Tutte le parole dopo l'assoluzione

  10 marzo 2022 07:03

Ancora segnato dalla parabola giudiziaria, con racconti inediti e senza peli sulla lingua. Domenico Tallini ne ha per tanti dopo l'assoluzione in abbreviato nel processo Farmabusiness in una lunga e densa intervista nel corso della seconda puntata di Catanzaro Capitale. Si scaglia contro l'overdose giustizialista' di questi tempi facendo nomi e cognomi di chi ha 'contribuito', almeno politicamente, alla sua caduta quando, fino a un anno e mezzo fa, era all'apice della carriera, ricoprendo il ruolo di Presidente del Consiglio regionale.

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ALL'APICE DELLA CARRIERA POLITICA PRIMA DELL'INCHIESTA E POI L'ASSOLUZIONE- Tallini ricorda: "Ero all’apice della mia carriera politica, nella sentenza di primo grado dopo una sentenza del Riesame e della Cassazione è stato detto che il fatto non sussisteva all’atto in cui hanno emesso la misura cautelare. Non mi sento una vittima. Sono forse vittima del segno dei tempi. L’altra volta seguivo la vicenda Tangentopoli: insieme a tanti responsabili in quella vicenda nazionale, ci furono anche tanti innocenti che pagarono. Sono due le cose che hanno inciso: il governo gialloverde, dei grillini e della Lega, e la morte della compianta Jole Santelli che mi aveva voluto per quel ruolo, nonostante io non mi sentissi abbastanza preparato. Ritenevo che quel ruolo presupponesse grande esperienza politica, il massimo che si poteva aspirare, anche più del ruolo di Presidente della Giunta regionale. Da Presidente del Consiglio regionale tu rappresenti l’Assemblea elettiva".

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"RICANDIDATURA? MAI DIRE MAI MA IL TRAUMA NON E' COMPLETAMENTE SUPERATO"- "Oggi, vorrei rimarcare, alla luce della sentenza di primo grado che è stata ampia, qual è stato il comportamento rispetto alla vicenda giudiziaria. Mi sono dimesso nello stesso giorno in cui mi hanno notificato l’ordinanza perché da uomo delle istituzioni, contrariamente a quanto pensa la magistratura che ti guarda come un criminale quando sei oggetto di un semplice avviso di garanzia. Dimettersi lo stesso giorno ha significato tanto perché il rispetto verso i calabresi è nato dal fatto che io non avrei mai consentito che nemmeno per un solo giorno i calabresi venissero additati di avere un presidente del Consiglio colluso. Inoltre, davanti al giudice del Riesame ho dichiarato che non mi sarei mai candidato se non fossi uscito da questa vicenda. Per me sarebbe stata un’onta presentarmi davanti agli elettori. Alla luce della sentenza che mi assolve totalmente di un giudice che ho definito eroe, rigido e preparato, ho avuto il più grande riconoscimento". Alla domanda su un'eventuale ricandidatura risponde: "Non necessariamente. C’è tanta gente che mi spinge a farlo. Mai dire mai in politica però il trauma ancora non è completamente superato. Tanti dovrebbero riflettere. Una delle cause più importanti che c’è in questa crisi politica, di soggetti politici. In parte questo dato di mancanza di risorse umane in politica nasce dal fatto che oggi è difficile fare politica. Si rischia senza commettere nulla".

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DA MORRA A TANSI FINO A SALVINI E SPIRLI'. "LA LEGA DOVREBBE IMPARARE MOLTO DAL SOTTOSCRITTO"- Ed ecco poi l'indice di Tallini che si alza, quando parla di un certo "attivismo". L'ex presidente del Consiglio regionale spiega: "Ho documenti, ho elementi, ho prove per dire che in questa mia vicenda il presidente della Commissione Antimafia (Nicola Morra, ndr) si sia mosso abbastanza e abbia esercitato una pressione sulle Procure di competenza. Lo posso dire con certezza: ho le prove. Quando questa overdose di giustizialismo si calmerà, si placherà sarò in grado anche di poterlo dimostrare. Non mi rivolgo alla magistratura perché non ritengo sia questo il momento giusto, sperando che per alcune vicende non sarà troppo tardi sarò in grado di dimostrare tutto questo. C’è un partito giustizialista che è fatto da personaggi che parlano da tribune televisive, che non sono né giornalisti e né pubblicisti. Eppure hanno una credibilità presso alcuni settori. Tra questi e fra l’ex responsabile della Protezione civile, Carlo Tansi che addebita a me la responsabilità della sua defenestrazione della Regione quando al vertice c’era Oliverio, quale grande potevo avere io dall’opposizione. E - insiste Tallini-  il presidente della Commissione Antimafia che mandava i messaggini a Scanzi, il giornalista del Fatto quotidiano. Poi c’è una certa Alessia Bausone". Ma oltre a questi nomi, Tallini indica anche esponenti politici: "Quelle dichiarazioni di Salvini al momento della mia vicenda giudiziaria sono molto indicative. C’era una Lega in Calabria che non tollerava che io potessi avere un ruolo egemone anche sui quattro consiglieri regionali. Si potrebbe domandare a Boccia se è vero che lui non aveva fatto un accordo con Salvini e Spirlì per far durare di più la legislatura. Invece con un documento firmato da 19 consiglieri regionali, da me presentato, si poneva il governo la volontà di votare il 14 febbraio, nell’arco della forchetta indicata dal governo. Invece, Spirlì con Salvini e Boccia stavano concordando di far saltare quella forchetta. Salvini, Invernizzi, Rauti hanno esultato quando c’è stata la mia vicenda. Perché si poteva mandar via l’unico ostacolo che impediva a Spirlì di governare. Il partito della Lega avrebbe molto da imparare anche dal sottoscritto".

LE BORDATE A FORZA ITALIA, "INTERESSI SULLE LOTTIZZAZIONI DEGLI ORGANI DI GESTIONE. ROBERTO OCCHIUTO ERA STATO IL PEGGIOR AGUZZINO DI BERLUSCONI"- Ma le stilettate sono anche contro il suo partito: "Dal coordinamento regionale di Forza Italia, quando io posi una problematica importante (quella di Spirlì, ndr) mi ritrovai contro il coordinatore regionale e l’attuale governatore. Quasi rischiavo l’espulsione se avessi continuato. Non si fanno riunioni di coordinamento da diversi mesi. Da prima delle regionali. Soprattutto con la mia presenza la componente politica era ben presente. Coloro che adesso sono alla guida del partito sono più affaccendati su altri interessi, come quello delle lottizzazioni dei vari organi di gestione e poco attenti a quelle che sono le dinamiche politiche. Cosa che, a mio avviso, potrebbe diventare un boomerang. Fino a quando ci saranno le condizioni resterò in Forza Italia. Oggi il partito è in mano ad ex. L’attuale presidente Occhiuto, era in Forza Italia poi è andato via è diventato il peggior aguzzino di Berlusconi e poi è tornato ancora in Fi".

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