Annunciata più volte e da settimane sul punto di essere adottata, l'ordinanza regionale per sbloccare i tamponi molecolari anche nei laboratori privati è rimasta in naftalina. In Calabria, in questo momento, i test che entrano nel conteggio ufficiale dei contagi giornalieri sono soltanto quelli molecolari che sono eseguiti esclusivamente presso le strutture pubbliche delle aziende ospedaliere e delle Asp. Eppure, sembrava tutto pronto da tempo.
Lo scorso fine ottobre viene indetta una manifestazione d'interesse rivolta ai privati interessati. All'inizio spuntano nove strutture in tutto il territorio regionale, poi restano in otto. Per ottenere il via libera vengono richiesti in un secondo momento investimenti sulla strumentazione, dai frigoriferi (da -80°) agli amplificatori fino ad altri materiali richiesti nei dettami ministeriali. I privati si attrezzano. La spesa non è indifferente, si tratta anche di centinaia di migliaia di euro. Dopodiché, nella seconda parte di novembre, le Asp territorialmente competenti avviano le verifiche sul possesso dei requisiti strutturali, di dotazione del personale e sulla strumentazione. A parte alcune prescrizioni in alcuni casi, pareva tutto fatto. Tuttavia alle otto strutture private disponibili ad affiancarsi ai laboratori pubblici non viene concessa l'autorizzazione.
Il caos sul tracciamento è stato uno dei fattori più evidenti della seconda ondata in Calabria. L'Asp di Catanzaro (forse per non aggravare il compito sul già risicato personale a disposizione), ad esempio, non avrebbe mai richiesto ai laboratori che possono eseguire i test antigienici (quelli rapidi, che però non sono ancora calcolati nei bollettini) i dati sui soggetti positivi al fine di attivare tutti i protocolli, rimettendosi integralmente alla segnalazione del contagiato. In teoria il positivo al test antigienico dovrebbe poi essere messo nelle condizioni dall'Asp di effettuare quello molecolare per la conferma della positività. Iter che spesso non si è mai concretizzato, con i cittadini lasciati 'liberi' nella quarantena fiduciaria.
Nel frattempo, le strutture private ricevono sempre più richieste dagli utenti di poter fare il tampone molecolare. Istanza che non può essere esaudita senza l'autorizzazione. Ad esempio, chi vuole partire dalla Calabria per raggiungere le sedi estere di residenza o di lavoro è di fatto 'bloccato' poiché le compagnie aeree pretendono il tampone molecolare, che può essere fatto solo nel pubblico. Così come chi deve essere sottoposto ad operazioni. I laboratori ospedalieri e delle Asp, a parte la 'gestione' di alcuni focolai, spesso sono impegnati con i tamponi ospedalieri (oltre che degli operatori quelli dei pazienti da ricoverare). E non mancano alcune 'storture' che fanno storcere il naso. Oltre a questi test, i laboratori pubblici sono destinati a 'servire' le società di calcio dopo apposite convenzioni stipulate con le aziende ospedaliere in cui peraltro vengono pattuiti dei canali preferenziali (sui tempi dei referti). Il gruppo squadra può assorbire oltre quaranta tamponi, mentre un cittadino normale, a meno che non abbia sintomi, è molto difficile possa avere il tampone molecolare.
Per tantissimi mesi, e per tutta la prima fase dell'emergenza, l'Asp di Cosenza ha potuto contare soltanto sul laboratorio dell'Annunziata (più avanti è stato attivato quello di Rossano). Sono capitati momenti, anche negli altri laboratori pubblici calabresi, di picco di flussi di tamponi o malfunzionamenti nei macchinari. Criticità o programmazione (vedi lo screening sulle scuole o in occasione dei rientri) che poteva essere affrontato con il 'supporto' delle strutture private. Ma ancora sembra tutto nel limbo (ga.ru.)
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