Taverna. Al via una nuova mostra: “La commedia della vita. Genere e realtà nell’arte napoletana del Settecento”

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images Taverna. Al via una nuova mostra: “La commedia della vita. Genere e realtà nell’arte napoletana del Settecento”

  10 agosto 2021 12:20

Di CARMINE MUSTARI

Il trionfo dell’arte si manifesta in variegati aspetti, a Taverna una giornata di presentazione della più ampia mostra di opere d’arte del 700’ napoletano si traduce in un evento che oseremo definire epocale, in questa esposizione voluta dal Museo civico tavernese, dall’amministrazione, con il contributo della regione Calabria e la collaborazione di atenei di prestigio nel segno di una proficua e collaudata collaborazione istituzionale e scientifica con Riccardo Naldi e Giuseppe Porzio dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, cui si è affiancato stavolta il musicologo Francesco Nocerino. 
 A questa ricchezza poliedrica dell’arte ove pittura, scultura, strumenti musicali, tradizione e manufatti artigianali hanno fatto da sfondo ad un sipario aperto sulla vita della Napoli del 700. Si è celebrata la vita prima di ogni aspetto artistico, e quando è la vita al centro dell’arte vince un pensiero concettuale espresso da ogni essere, anche il più anonimo e meno considerato. A queste nostre considerazioni che introducono le ben più esperte ricostruzioni degli addetti ai lavori si aggiunge quello che è il pensiero di Giuseppe Valentino, da sempre direttore del Museo Civico Tavernese, da sempre Deus ex Machina delle iniziative culturali del sodalizio.

 

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Lo stesso ci introduce nel dettaglio in un mondo fantastico, ove al visibile delle opere si aggiunge l’invisibile del piacere che le stesse scaturiscono: “Si è costruita in questi lunghi mesi di subdola guerra una sorta di trincea dalla quale far fronte all’espandersi e al perdurare delle ombre gettate da una crisi che nessuno avrebbe mai immaginato di dover vivere e che, per uno strano gioco del destino, si sono drammaticamente contrapposte, nella realtà, alla luce richiamata dal tema della mostra, La commedia della vita. Genere e realtà nelle arti napoletane del Settecento. Nella crescita culturale della patria di Mattia Preti, questo nuovo progetto rappresenta come un guado con il quale poter superare idealmente il devastante periodo della pandemia e riprendere il cammino verso altre sponde sotto i buoni auspici di un tempo finalmente rasserenato.  

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Nel segno di una proficua e collaudata collaborazione istituzionale e scientifica con Riccardo Naldi e Giuseppe Porzio dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, cui si è affiancato stavolta il musicologo Francesco Nocerino, si è costruita in questi lunghi mesi di subdola guerra una sorta di trincea dalla quale far fronte all’espandersi e al perdurare delle ombre gettate da una crisi che nessuno avrebbe mai immaginato di dover vivere e che, per uno strano gioco del destino, si sono drammaticamente contrapposte, nella realtà, alla luce richiamata dal tema della mostra, La commedia della vita. Genere e realtà nelle arti napoletane del Settecento.  

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Le straordinarie opere d’arte scelte per essere esposte al pubblico nei suggestivi spazi del Museo civico di Taverna divengono così uno specchio di quelle umanissime capacità espressive oggi negate; come delle istantanee magistralmente scattate dai più talentuosi artisti partenopei del XVIII secolo: in primis Gaspare Traversi, poi Carlo Amalfi, Giuseppe Bonito, Francesco De Mura, Pietro Fabris, Filippo Falciatore, Giuseppe Gori, Giuseppe Sanmartino, Francesco Solimena, fino a comprendere il calabrese Tommaso Martini; pittori e scultori che lavorarono nel “secolo dei lumi”, affrontando – accanto ai più elevati temi sacri – soggetti di genere in grado di trasmettere, con i loro significati latenti, la dimensione culturale di un’epoca.  

Il medesimo intento ricostruttivo informa la sezione della rassegna dedicata alla musica, con gli strumenti originali provenienti dalle raccolte dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma e da alcune importanti collezioni private, che si pensava potessero fare da contesto al prezioso organo realizzato da Domenico Mancini nel 1739 per la nobile famiglia Ferrari di Taverna e da quest’ultima donato, nel secolo scorso, alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. Il diniego del prestito di questo raro capolavoro dell’arte organaria napoletana, che avrebbe dovuto essere preceduto da un necessario intervento conservativo, richiama le istituzioni competenti a più approfondite riflessioni sui concetti fondamentali di conoscenza, tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio artistico in Calabria. “ Ovviamente Valentino attento e oculato direttore espone una serie di concetti sulle varie opere esposte, non riusciamo ad esporre in completezza tutti i passaggi descrittivi, ma l’entusiasmo con il quale dipana gli argomenti vale da solo per convincerci che questa mostra va vista, di certo sappiamo che rappresenta un motivo per ricondurci verso il bello dell’arte. Dunque dedichiamo una mattinata, un pomeriggio a tale evento, sarà motivo di arricchimento, sarà motivo di svago, sarà tutto quello che vogliamo, ma è sicuro che sarà pura consacrazione dell’arte e attraverso l’arte un arricchimento per mente e anima.

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