di CARMINE MUSTARI
L’amministrazione comunale di Taverna lancia la candidatura degli altari lignei della chiesa monumentale di San Domenico, iniziativa che vede come ideatrice la delegata alla Cultura Clementina Amelio, la quale congiuntamente al sindaco Sebastiano Tarantino rilasciano una nota stampa comune: “Sin dal nostro mandato elettorale obiettivo principale che ci siamo posti è quello di far conoscere, promuovere, valorizzare le straordinarie bellezze del nostra cittadina e dell’intero territorio, e l’impareggiabile patrimonio artistico- culturale che Taverna possiede, con l’intento di farli conoscere a un numero sempre maggiore di visitatori".
"Primo passo - aggiungono - è stata, infatti, la candidatura per vedere riconosciuto il titolo di Borgo Bandiera Arancione da parte del Touring Club. Grazie, dunque, anche alla collaborazione con la delegazione FAI di Catanzaro abbiamo inteso dopo mesi di restrizioni, candidare ai luoghi del cuore la Chiesa monumentale di San Domenico vero gioiello dell’arte barocca emblema della nostra città, che racconta la sua grandezza passata, che rappresenta uno scrigno di arte, custodendo, incastonati tra meravigliosi fastigi lignei le tele di Mattia Preti. E proprio questi altari che sono bellissimi, vogliamo recuperare attraverso il progetto FAI per cui invitiamo tutti a votare questo gioiello, che è patrimonio di tutti , dimostrando, così, di amare e di voler prenderci cura del territorio in cui viviamo e dei territori dell’Italia tutta.”
La costruzione della Chiesa di San Domenico, splendido scrigno di arte barocca, inizia con la fondazione del cenobio dei Padri Domenicani il 4 gennaio 1464, ad opera di Fra Paolo da Mileto, come testimonia la bolla di fondazione emessa dal Papa Paolo II. Originariamente edificata in tufo presenta gli stilemi vicini a quelli della chiesa di S. Giovanni alla Valletta, disegnata da Mattia Preti, per la presenza in quegli anni dell’artista a Taverna. Presenta una facciata costituita dall’ingresso centrale con elegante portale a fastigio, sostenuto da quattro colonne ioniche e ornato da cornici, rilievi, acroteri e volute, culminanti con la statua di S. Domenico.
L’interno, a pianta basilicata, presenta arconi laterali a destra ed ampie cappelle nella navata minore sinistra; conserva quasi intatta la decorazione barocca, articolata in ricchissimi piani ornati da stucchi, intagli e dipinti. Un meraviglioso soffitto a finti cassettoni e un pregevole organo realizzato da Francesco Ferrazzani nel 1753 in legno intagliato, dipinto e dorato con alcune parti traforate, lasciano il visitatore incantato per la meravigliosa bellezza. La Monumentale Chiesa di San Domenico custodisce 11 tele di inestimabile valore del grande pittore Mattia Preti che ebbe i natali a Taverna il 24 febbraio 1613 , tra cui La predica di San Giovanni Battista con autoritratto, che rappresenta il testamento spirituale dell’artista verso il suo paese natale, il Martirio di san Sebastiano, la Madonna della purità, e la grandiosa tela del Cristo fulminante Pregevoli affreschi di Giuseppe De Rosa raffiguranti scene di vita di San Domenico abbelliscono le pareti della Chiesa. Dalla navata di sinistra si accede all’Oratorio dedicato alla Madonna del Rosario, che conserva una ricca decorazione in stucchi policromi e tracce delle originarie pitture murali, coperte da tempere su carte intelate raffiguranti i Misteri del Rosario Le tele di Mattia Preti sono incastonate in altari lignei , che in origine erano tombe gentilizie fondate nella seconda metà del secolo XVI dalle famiglie nobili della città nuova di Taverna, in concomitanza con la costruzione della chiesa conventuale di San Domenico.
Essi furono in gran parte realizzati (a destra della navata centrale e nelle cappelle della navata laterale a sinistra) nella seconda metà del Seicento, anche se alcuni di essi, risalenti agli anni trenta dello stesso secolo, denotano caratteri stilistici di rimando tardo cinquecentesco, poi compresi nelle cifre stilistiche del barocco meridionale che arricchisce gli stilemi degli attuali altari, le cui cornici accolsero dagli anni 1630 agli anni 1690 le tele dipinte da Gregorio e Mattia Preti. Quasi tutti hanno purtroppo perso l’iniziale tipologia d’uso, destinata alle specifiche celebrazioni religiose, curate dai frati domenicani e dai loro fondatori: frati domenicani, amministrazione cittadina, famiglie Poerio, Preti, Rotella; risultano infatti perdute le mense e i gradini in pietra verde di Gimigliano, unitamente ai preziosi arredi, egualmente decontestualizzati alcuni paliotti e cimase.
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