«Come cittadini calabresi dovremmo “processare” il Tavolo Adduce per le sue gravissime contraddizioni, che riemergono di brutto con riferimento al verbale dell’ultima seduta, dello scorso luglio». Lo afferma, in una nota, il deputato di L’Alternativa C’è Francesco Sapia, che alla Camera siede in commissione Sanità, il quale argomenta: «Era prevedibilissimo, i burocrati di vertice dei ministeri della Salute e dell’Economia hanno respinto la richiesta, del commissario governativo Longo, di azzerare il debito sanitario della Calabria fino al 2020. Si tratta di un buco pazzesco su cui questi burocrati si sono limitati a dare pagelle e raccomandazioni, ma del quale sono corresponsabili i due ministri vigilanti, che continuano a nascondere la verità e a restare immobili come gatti davanti alla pioggia. In pratica, come le altre regioni meridionali, ogni anno la Calabria riceve risorse inferiori rispetto ai soldi che spende per assistere i malati cronici, per l’esattezza meno 150 milioni, cioè quanto costerebbe un ospedale nuovo. Il sex symbol Conte lo sa benissimo, ma è venuto in Calabria a pontificare e offrirsi ai selfie con folle inconsapevoli quanto immemori».
«La vergogna fetida – prosegue il parlamentare di L’Alternativa C’è – è che, tranne pochissimi, tra cui me, che mollai il Movimento 5 Stelle perché ubriacato dal potere e omertoso sulla riferita ingiustizia micidiale, nessuno si occupa di questo sottofinanziamento, prima causa dei mali della sanità calabrese; inclusi la caduta dei Lea a 125 punti per il 2019, l’aumento delle aliquote di Irpef e Irap a carico dei calabresi e il disavanzo annuo a 91 milioni».
«Non c’è più da negoziare con il governo, che della sanità calabrese se ne frega un tubo. Paghiamo più di tutti gli altri italiani, ma – conclude Sapia – abbiamo Lea peggiori del Ruanda e un’emigrazione sanitaria da 320 milioni all’anno. Va quindi fatta un’azione legale collettiva contro il governo, che promuoverò in prima persona».
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