di MAURIZIO ALFANO
La tendopoli di San Ferdinando è oramai diventata meta di pellegrinaggio laico - religioso, con conseguenti prese di posizioni al limite della stucchevole sopportazione poiché è li da oltre dieci anni, e nulla è cambiato per i migranti che vivono in una sorta di canile – lager –abusivo. È utile ricordare invece che il loro lavoroporta nelle nostre case in parte, quel cibo per il quale si spezzano le ossa nei campi, ed in alcuni casi a cui vengono fisicamente rotte ad opera di caporali e mafiosi per raccogliere per pochi euro al giorno quello che noi consumiamo - mentre altri incassano le giornate agricole fittizie pagate dall’Inps.
Comincia a diventare pertanto ridondante la retorica delle dichiarazioni di circostanza e puzza di complicità istituzionale ilnon dire mai - che mai come ora - ci sono programmi Fami e PON cosiddetti Supreme della Commissione Europea e del Ministero del Lavoro, quest’ultimo individuato come Soggetto Responsabile per l’attuazione e spesa degli oltre 80 milioni di euro destinati a cinque Regioni del Sud, Calabria compresa, per attuare politiche di superamento del disagio abitativo, contrasto al caporalato, trasporto e presa in carico socio sanitaria dei migranti, serviti finora a sostenere esclusivamente una consorziata operazione pressoché del nulla nei cinque territori regionali coinvolti a quasi due anni dal loro avvio. Le condizioni dei braccianti – migranti nella tendopoli di San Ferdinando, come quelli che vivono nel campo container di Rosarno di cui nessuno parla più [non fa più macabra tendenza, quasi], ovvero di Castel Volturno, come del Foggiano e del Ragusano sono, se possibile, maggiormente degradate, nonostante la mole di ingenti risorse disponibili, destinate forse, a diventare il più clamoroso e colossale spreco di denaro in danno dei migranti. Ed allora, ad oltre tre quarti del tempo assegnato per la loro attuazione [e più volte già prorogato]vediamo cos’è stato fatto in Calabria per esempio, dove la Commissione Europea rispondendo ad un’interrogazionedell’On. Laura Ferraro, circa il rischio della vacuità dei risultati raggiungibili, risponde già nel mese di Giugno attraverso i dati fornitigli, tra le altre cose sull’attivazione di voucher per coprire i costi degli affitti e favorire la buona pratica dell’abitare diffuso. Peccato però, che proprio il soggetto attuatore di questa misura nella Piana di Gioia Tauro, e precisamente nel Comune di Taurianova parli pubblicamente della scarsa sensibilità dell’Amministrazione comunale – atteso – che un solo appartamento dopo otto mesi è stato messo a disposizione per due migranti. Un Comune questo, che destina su oltre due milioni di euro per il disagio abitativo dei migranti ed altri servizi, solodiecimila euro, e ne spende appena qualche migliaio - fedele forse, anche alla propria visione politica di riferimento investendo [senza costruire nulla finora] in una distesa di container dove stipare, e soprattutto fuori dal contesto urbano i migranti, realizzando di fatto quello che diverrà da qui a due – tre anni – un nuovo campo informale come il campo container di Rosarno.
Ma anche in Campania nulla di concreto è stato finora fatto, se non avocare come risultati importanti l’avere speso un milione e mezzo di euro per l’erogazione dei pacchi alimentari, anziché per esempio accompagnare i migranti – braccianti nelle procedure di accesso al reddito di emergenza, o peggio in Puglia, che imputa oltre mezzo milione di euro per pagare ai Comuni l’erogazione dell’acqua potabile, ovvero altrettante risorse per la raccolta dei rifiuti – sdoganando ancora una volta un approccio emergenziale e caritatevole nei confronti dei migranti già sfruttati nei campi e ridefiniti come poveri da sfamare dalle Istituzioni e da quella parte di privato sociale inconcludente che ha addirittura maggiore risorse della Basilicata o della Calabria quasi, ma colpevolmente sdoganato con procedure alquanto discutibili dallo stesso Ministero del Lavoro – DG Immigrazione. Tutto ciò, utilizzando risorse, che avrebbero dovuto superare l’emergenza dei campi informali e creare condizioni di autonomia abitativa e personale dei migranti. Ed invece in Puglia, per esempio si utilizzano le risorse da impiegare negli insediamenti informali nei campi di contro formali ed autorizzati dal Ministero degli Interni, così come dalla Regione Puglia e dai Comuni che così hanno fatto cassa.
La vaccinazione poi, operata a San Ferdinando come in altre aree, possibile anche per l’apprezzabile impegno di alcuni - altro non è che il dovere delle Istituzioni italiane di rispettare il dettame costituzionale di parità di acceso e cura che origina un diritto in capo ai migranti di poterne usufruire, e null’altro, ed approfitto però, per chiedere di sapere chi si sta occupando della vaccinazione invece dei migranti –braccianti della Piana di Sibari, pur compresi nelle azioni progettuali, ed inoltre quali sono soprattutto nella Piana di Sibari, ma vale anche per la Piana di Gioia Tauro gli eventuali luoghi destinati alle quarantene fiduciarie, ovvero in tali casi evitare di vedere ancora, come già accaduto, che rimangono assieme nelle stesse baracche, positivi e negativi al Covid.
Al netto delle azioni portate avanti all’interno dei programmi Supreme da parte dell’Ispettorato del Lavoro e dall’OIM che fotografano in tutte e cinque le regioni interessate, ed in Calabria nel nostro caso, percentuali preoccupanti di lavoro irregolare, ovvero di lavoro sfruttato, nulla, o poco è stato finora fatto, e non per colpe o ritardi riconducibili agli enti del privato sociale individuati dopo procedure di selezione dei Comuni individuati da parte della Regione, scegliendo in questa direzione la via della dilatazione dei tempi, anziché affrontare in maniera tempestiva la battaglia del contrasto al caporalato, armati, mai come adesso, le Regioni, Calabria compresa, di risorse ingenti.
Tra meno di un mese ai migranti – braccianti già presenti nella baraccopoli di San Ferdinando, come nel campo container di Rosarno, si aggiungeranno i migranti circolari e stagionali provenienti da altre aree, così come medesimo scenario si avrà nella Piana di Sibari, dove anche qui, come nella Piana di Gioia Tauro quello che si è costruito è ancora una volta il mancato appuntamento con le esigenze dirette dei destinatari che giova ricordarlo sono i migranti e null’altro. Mi verrebbe da dire, anzi dico, Supremeinteresse a vantaggio di pochi e Minimo beneficio per i tanti migranti.
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