di EDORDO CORASANITI
Non luogo a procedere e accuse in un cassetto. Finisce con un'assoluzione la vicenda giudiziaria che ha visto imputata l'avvocato di Catanzaro, Claudia Conidi, finita a rispondere di tentata corruzione in atti giudiziari al Tribunale di Velletri. Stesso esito per il collaboratore di giustizia crotonese Vincenzo Marino.
Secondo l'ipotesi di accusa, tutti e due avrebbero “compiuto atti idonei e diretti in modo non equivoco ad agevolare” l'avvocato catanzarese “nell’ambito del procedimento che la vede imputata davanti al Tribunale di Roma per calunnia e induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria per fatti commessi a Roma e in altri luoghi dal luglio 2011”. In particolare, in un processo romano, Marino avrebbe preso contatti con Vincenzo Napoletano per convincerlo a ridimensionare la posizione processuale dell’avvocato Conidi.
Marino avrebbe depositato un biglietto nel quale erano scritti nome e numero di cellulare del legale calabrese. Napoletano avrebbe così telefonato al numero parlando con l’avvocato Francesco Laratta (posizione archiviata prontamente già dal gip), difensore della Conidi, "al quale rilasciava – si leggeva nel capo di imputazione – dichiarazioni in favore di quest’ultima, non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla propria volontà e segnatamente per la condotta del Napoletano che si rivolgeva all’autorità giudiziaria romana per denunciare le pressioni subite e le dichiarazioni dallo stesso denunciate".
Di tutto il castello accusatorio sono rimaste sole le briciole: all'udienza preliminare di oggi, presieduta dal giudice Pica, è stato dichiarato il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Motivazioni in 45 giorni. Conidi è difesa dagli avvocati Piero Mancuso e Francesco Calabrò, mentre il collaboratore Vincenzo Marino è rappresentata dall'avvocato Rosina Levato.
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