“Abbiamo tutti appreso della sentenza di condanna a diciotto anni di carcere pronunciata dal GUP di Reggio Calabria nel pomeriggio di ieri 13 luglio 2020 a carico dell’ex marito di Maria Antonietta Rositani (LEGGI QUI). Ancora una volta testimoni di un brutale e gravissimo atto criminale commesso su una donna e su una mamma la cui profonda sofferenza fisica e psicologica purtroppo sarà stata solo in piccola parte alleviata dalla risposta giudiziaria. Ma questa risposta per quanto arrivi chiara ed incisiva a dare speranza, non può eliminare la sofferenza umana generata e rende anche evidente che tutti i filtri sociali precedenti non hanno funzionato".
Così in una nota l’assessore regionale con delega alle Pari Opportunità Domenica Catalfamo.
"Oggi è il momento di stare vicini ad una donna ed una famiglia colpite da cosi tanta violenza - prosegue l'assessore - che i tentativi di conforto e di rassicurazioni non saranno mai sufficienti ed adeguati. La terribile vicenda insieme a quelle cui si continua ad assistere attoniti quotidianamente deve costituire un concreto impulso alle azioni che le istituzioni possono mettere in atto. È urgente ed importante avviare un ampio confronto sui contenuti delle pregresse decisioni regionali con tutti gli attori coinvolti, a partire dai Centri Antiviolenza, in modo da poter favorire sui territori il prezioso ed imprescindibile lavoro di protezione delle vittime, di contrasto e di prevenzione della violenza contro le donne".
"Per indurre un concreto cambiamento culturale sarà importante incentivare l’azione di educazione e prevenzione nelle scuole nonché creare occasioni e luoghi dove una donna può percepire di essere libera di scegliere anche insieme ai propri figli minori, confortata dall’esistenza di un luogo sicuro in cui trovare protezione. In definitiva, - conclude Catalfamo -in linea con le convenzioni internazionali, sarà necessario perseguire il principio della prevenzione accanto a quello della protezione con approccio integrato, giuridico e sociologico, perché il dolore di Maria Antonietta e quello di tutte le donne vittime di violenza non rimanga più solo oggetto di compassione ed amarezza ma sia impulso ad intervenire, e con la massima attenzione. Alle donne vittime bisogna rispondere che si è ormai compresa l’urgenza di costruire strumenti di vera azione partecipata per non restare assuefatti ad una pietas fine a se stessa”.
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