di TERESA MENGANI
Settembre segna, immancabile, il ritorno della scuola. C’è chi sente il suono della campanella come una dolce melodia e chi come un allarme antiaereo…non ci sono sconti: sta per iniziare un nuovo anno scolastico!
Settembre non è solo la fine delle vacanze: è il momento in cui un Paese dovrebbe ricordarsi che senza istruzione non c’è futuro e, insieme a diari immacolati, quaderni che profumano ancora di cartoleria e zaini più grandi degli alunni stessi, si riaffacciano le vecchie speranze: che la scuola resti davvero di tutti e per tutti.
Eppure, da anni, tra burocrazia soffocante, stipendi inadeguati e disuguaglianze crescenti, la scuola viene trattata come un capitolo di spesa, non come la principale infrastruttura culturale della Nazione.
Auguriamoci allora che, oltre a imparare le tabelline o a districarsi tra versioni di greco e integrali, si riesca finalmente a colmare quei divari economici e sociali che ancora pesano come zaini troppo carichi. Perché una scuola giusta è quella che mette tutti nelle condizioni di frequentarla da Nord a Sud.
La scuola resta il luogo decisivo per costruire il futuro, colmare i divari strutturali e ridurre le disuguaglianze territoriali: scuola significa dare a tutti i giovani le stesse opportunità di realizzazione indipendentemente dalle personali possibilità economiche e dal luogo di nascita.
Ed è proprio su quei banchi che si gioca la partita più importante: formare cittadini capaci di pensare, scegliere, votare con consapevolezza non perché “lo dice la TV”, ma perché lo dice la testa (la propria, finalmente allenata a pensare). Perché senza spirito critico, una democrazia diventa poco più di un talk show rumoroso.
Un pensiero va agli insegnanti, moderni equilibristi, che tornano a districarsi tra collegi docenti, consigli di classe e programmi ministeriali, con la stessa pazienza che altri riservano agli scacchi. A loro il compito, ogni anno rinnovato, di accendere curiosità e non solo lavagne digitali, di trasmettere passione oltre ai voti in decimi. Non è poco, anzi: è il mestiere più delicato di tutti.
E un pensiero agli studenti, che affrontano l’anno con zaini troppo pesanti ma con la possibilità di riempire la testa di idee leggere e forti insieme.
Bentornata scuola, con i tuoi difetti e le tue fatiche. Sei ancora tu, nonostante tutto, il luogo dove un Paese decide se crescere o restare fermo.
E ricordiamoci tutti che la scuola non è un rito di passaggio, ma la più grande infrastruttura culturale del Paese.
Buon anno scolastico: che sia meno faticoso degli zaini e più ricco dei pensieri che saprà mettere in moto.
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