di TERESA SINOPOLI
Cuore dell'educazione è fornire, ad un essere umano, strumenti per far scoprire o potenziare qualità, infondere fiducia forgiando, attraverso la conoscenza, nuove lenti che consentono di allungare lo sguardo sul mondo, per viverci dentro e migliorarlo. Questo è il compito dei grandi maestri. Questo l'obiettivo del protagonista di questo romanzo, Dante Canterno, insegnante di italiano e latino in un liceo classico che con grande maestria, raccolto le grida sussurrate attraverso i temi dei suoi ragazzi, si fa carico delle loro emozioni. Quindi, indossato le loro scarpe, si incammina sino a giungere e visitare alcune delle loro oscure prigioni, costruite fin da quella giovane età e che, per pudore, ne nascondono al mondo il proprio dolore. Ed è a questo punto che il prof. cerca di scardinare tali prigioni per liberare i suoi allievi con gli arnesi a sua disposizione, ossia la scrittura e la letteratura.
Ogni sua lezione è un varco, una possibilità di riaccendere un sorriso, lui che, ancora un bambino, il sorriso lo aveva perso per sempre un giorno dentro una silenziosa sacrestia quando si ritrovò seduto sulle ginocchia "ossute" del suo sacerdote. Un'anima lacerata la sua, dove la vita aveva strappato da più parti sin da piccolo per un padre mai conosciuto, sino ad arrivare all'età matura quando la donna della sua vita ormai assente, pur riempendogli la vita della sua essenza, rimane sospesa in un sonno senza risveglio. Sonno al quale, lui, si sarebbe fatto docimente dominare per far riposare il suo cuore durante le notti di solitudine quando le cose, che non si "scordano", impietose lo tengono sveglio.
Nel romanzo sono presenti, così come nella vita, figure che si alternano, si intecciano o si oppongono tra loro in una varietà di sentimenti che l'autrice dipinge in maniera delicata e profonda. La cattiveria e l'odio che affiorano quando non non si è schermati dall'amore, la solidarietà nella sofferenza, la pietà anticamera del perdono che si fa compassione e consapevolezza che a far del bene ci si guadagna sempre. Ci si ritrova meno soli. Ché la solitudine è consentita solo in alcuni momenti della vita, quando ad esempio è preludio di giorni futuri che ci troveranno soddisfatti per l'impegno e la dedizione profusi necessari a renderci migliori. Come del resto è per il mandorlo che in solitudine fiorisce sfidando l'inverno quando ancora il clima è rigido e il freddo entra nelle ossa. Ma lui è un temerario, apre i suoi fiori al cielo perché sa che la primavera non tarderà a venire. Ed è per questo che il prof. vuole ardentemente che i suoi ragazzi facciano il gioco del mandorlo, facendosi mandorlo anche loro.
E i frutti non tarderanno a venire neanche per il nostro prof. quando ritroverà i suoi allievi con il cuore pieno di gratitudine per la sua persona.
Questo di Elvira Fratto è un romanzo ancora di più che di formazione. Poiché non sono solo i personaggi a subire una sorta di evoluzione rispetto all'inizio della storia, ma anche il lettore che rimane coinvolto emotivamente dal significato e dalla bella scrittura del libro. Una lettura intrisa di emozioni alla quale solo con il cuore ci si può accostare. Quindi, un romanzo difficile da dimenticare perché, come dice l'autrice: " è più facile perdere le cose dentro la testa che dentro il cuore".
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