Termovalorizzatore di Gioia Tauro, Bruni: “Questa è una battaglia per la vita e per la salute" 

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  08 maggio 2022 09:24

Un no fermo e convinto al raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. La protesta è partita da piazza Duomo, fulcro del centro storico della città Gioiese. I cittadini hanno protestato per ribadire il proprio dissenso alla decisione, di fatto già assunta, della Regione Calabria. Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio Regionale, è intervenuta per ribadire la sua contrarietà all’opera prevista dall’Ente regione. “Questa è una battaglia per la salute, una battaglia per mantenere un ambiente sano, una battaglia per mantenere la vita. Ho visto un bambino con un cartello su cui era scritto “chi brucia i rifiuti ci brucia la vita”.

Ha ragione, certo. A Brescia, dove il nostro Presidente Occhiuto ha preso a modello il termovalorizzatore di quella città, secondo i dati provenienti dall’Istituto Superiore della Sanità dal 1999 al 2015, c’è stato un aumento dell’incidenza dei tumori dell’11 per cento. Ma che cosa pretendiamo? Se chi è stato nominato Commissario alla Sanità della nostra Regione invece che volere il bene e la salute dei suoi cittadini mette in campo opere che altrove hanno dimostrato che aumentano l’incidenza dei tumori non andiamo da nessuna parte. Da ora in avanti dobbiamo impegnarci tutti nella battaglia sui rifiuti in Calabria.

L’Europa ci spinge all’economia circolare e noi bruciando spazzatura, bruciamo soldi di fatto. Bisogna spingere sulla differenziata, coinvolgendo la collettività in un processo virtuoso rendendola edotta dei vantaggi economici che possono derivare per esempio dai distretti ecologici. Bisogna aiutare i sindaci e creare o migliorare gli impianti. La Calabria è la seconda regione per biologico e il compost invece di produrlo lo acquistiamo da altre regioni. Assurdo. E se proprio il Presidente Occhiuto desidera raddoppiare qualcosa, puntasse a raddoppiare le risorse umane in sanità, raddoppiasse l’impegno nel tutelare la salute, mettesse finalmente la prima pietra sull’ospedale di Palmi, atteso oramai da più di 20 anni che è diventata la “favola italiana” dell’incapacità politica e organizzativa calabrese”.

 

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