Terremoto giudiziario: Nicolò in carcere e Romeo ai domiciliari nell'operazione contro cosca Libri

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Alessandro Nicolò e Seby Romeo
  31 luglio 2019 09:11

REGGIO CALABRIA- Il capogruppo del Pd al consiglio regionale della Calabria, Sebastiano "Seby" Romeo, e quello di Fdi, Alessandro Nicolò (eletto con FI e poi passato in Fdi, ma nel gruppo misto in Consiglio regionale) sono tra le persone coinvolte nell'operazione contro la cosca Libri (leggi qui). Il primo è ai domiciliari mentre il secondo è stato condotto in carcere.

La cosca, secondo l'accusa, avrebbe svolto un ruolo "centrale" in occasione delle elezioni regionali del 2014. Tra gli indagati in libertà c'è Demetrio Naccari Carlizzi ex consigliere regionale Pd e cognato del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà estraneo all'inchiesta.

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La Cosca Libri, per lo sviluppo del propri interessi criminali, oltre ad interferire nelle dinamiche economico-imprenditoriali locali, è stata capace "di infiltrarsi in quelle politico-elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell'ambito di un rapporto basato sul do ut des, destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema 'ndranghetistico nel suo complesso". E' quanto afferma la Polizia in merito all'inchiesta che stamani ha portato a 17 arresti, tra i quali i capigruppo alla Regione di Fdi e Pd Alessandro Nicolò e Seby Romeo. I Libri, in particolare, avrebbero saputo elaborare "raffinate strategie finalizzate a consentire l'elezione di soggetti che potessero agire quali loro preposti negli organismi istituzionali". Inoltre, l'ascesa politica fino al Consiglio regionale di un politico reggino, secondo gli investigatori, "è stata costantemente supportata, fin dagli inizi, dalla cosca Libri". Per quanto riguarda le regionali del 2014, la consorteria "ha convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso un politico di Reggio Calabria poi eletto al Consiglio".

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Nel complesso l'operazione ha portato all'adozione di 17 misure cautelari, 12 in carcere e 5 ai domiciliari. Secondo l'indagine la cosca non solo avrebbe avuto rapporti con la politica ma anche con il mondo dell'imprenditoria. 

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