“E’ bastata una scossa di terremoto, seppur di proporzioni non irrilevanti, per mandare in tilt la città Capoluogo di regione con le istituzioni nazionali e locali assolutamente impreparate ad affrontare qualsiasi situazione di fatto imprevedibile".
Il consigliere comunale Eugenio Riccio commenta così la giornata di ieri che ha visto la città di Catanzaro coinvolta da una scossa di terremoto.
"Segnalo, infatti, con spirito assolutamente costruttivo quanto avvenuto ieri mattina, nell'immediatezza della scossa di terremoto, al Comune di Catanzaro, da me personalmente registrato quale attento osservatore, dove dipendenti e amministratori comunali, assolutamente ignari sul da farsi, invece di recarsi nelle aree di assembramento, così come prevede il Piano Comunale di Protezione Civile, attendevano "disposizioni" nel cortile di Palazzo De Nobili alla mercè di eventuali altre scosse e dei cornicioni già oggetto d'intervento dei Vigili del Fuoco. In pratica, l'ente che avrebbe dovuto gestire l'emergenza in città ha dimostrato di essere totalmente impreparato nella gestione interna e del personale e dell'evento.
In estrema sintesi: traffico impazzito e disorganizzazione totale. Le solite “tavolate” post evento, dai contenuti scontati, non servono a niente se non a rimarcare l’assoluta incapacità di chi dovrebbe assicurare, sempre a tutti i livelli, la sicurezza dei cittadini. Crediamo doveroso fare una semplice analisi del sistema di prevenzione e protezione civile a Catanzaro e dintorni. Partendo da un dato molto semplice: quanto spendono in prevenzione e Prociv i Comuni? In caso di calamità naturale o altre emergenze, la Protezione Civile è la prima struttura deputata a intervenire atteso che il servizio non è più offerto solo da organizzazioni istituzionali come i Vigili del fuoco, l’Esercito e altri enti pubblici. La normativa nazionale prevede, infatti, che il sindaco è il responsabile della Protezione civile nel proprio territorio di riferimento, avendo l’obbligo di tutelare la sicurezza dei propri cittadini sia in fase di prevenzione, predisponendo il Piano comunale di Protezione Civile, sia in fase di calamità gestendo l’emergenza.
Ma quanto spende il Comune di Catanzaro in Protezione Civile?- si chiede Riccio- Abbiamo fatto un raffronto nazionale sulla spesa pro/capite per cittadino: Venezia spende 8,48 euro, Napoli 4,27 euro, Roma 3,02 euro, Bari 0,34, Trieste 0,24. Catanzaro spende 6 centesimi di euro procapite. Appare evidente che in nessun modo viene percepita da questa amministrazione l’importanza della protezione civile nell’ambito di un moderno sistema che possa garantire l’incolumità dei cittadini, in fase di prevenzione e, speriamo mai, di emergenza.
Non sarebbe forse più opportuno che ai tavoli istituzionali S. E. il Prefetto facesse sentire il fiato sul collo a tutti quei Comuni, cominciando da Catanzaro, che preferiscono dilapidare ingenti risorse utili soltanto a gestire il consenso elettorale, anziché investire in prevenzione, sicurezza e Protezione civile?
Ci vuole tanto a capire che le risorse investite in Protezione Civile garantiscono la sicurezza delle nostre famiglie e dei nostri figli?
Se i cittadini non conoscono il Piano comunale di Protezione civile non sarebbe forse opportuno investire in questa direzione?
Ieri, in occasione del terremoto e dell’evacuazione delle scuole e degli uffici, nessuno sapeva dove andare perché non si conoscono le “aree di assembramento”. Non è forse una vergogna pazzesca il fatto che la pratica relativa alla messa in posa della cartellonistica che identifica le zone di assembramento (dove i cittadini possono e devono recarsi in sicurezza ed attendere disposizioni da parte delle autorità preposte) , per poche migliaia di euro, giace in qualche cassetto in attesa di essere finanziata? Se la città- conclude Riccio- ha risposto entusiasticamente e generosamente alla creazione del Gruppo Comunale di protezione civile, con tantissimi cittadini che, in modo gratuito e disinteressato, donano parte del loro tempo a garantire la sicurezza dei cittadini, non sarebbe forse opportuno che l’amministrazione comunale spendesse almeno l’equivalente di un caffè? ".
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