Si è svolto ieri, nel pomeriggio di mercoledì 2 Dicembre, il terzo seminario del laboratorio digitale “Books, Law & Religions”, nell’ambito dell’insegnamento di Diritto e Religioni, nel corso di laurea in Giurisprudenza dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.
I seminari in parola si propongono di scandagliare le evenienze, i meriti e le criticità del diritto secolare attraverso la serrata interlocuzione con testi giuridico-letterari che provengono da settori disciplinari simili, ma non per forza omologhi.
Nell’intenso webinar del terzo appuntamento, si è discusso il recente e dalla prima ora apprezzato volume di Antonio Baudi, già giudice presso la Corte d’Appello e l’ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari nella città catanzarese, “Le fonti di prova nel ragionamento giudiziario penale” (Rubbettino, 2020).
A interloquire col giudice, l’avvocato Francesco Iacopino, componente tra l’altro del direttivo della Camera penale Cantafora e già membro del comitato scientifico del ciclo di seminari e di studi “Freedom Across Law”, che ebbe oltre mille primi accessi in una decina di approfondimenti svoltisi in presenza non più di due anni addietro.
Il volume di Baudi ha il merito di selezionare un tema molto caro all’Autore (i rapporti tra la formazione della prova e i poteri del giudice, in regime di contraddittorio), sviluppandoli con una previa indagine sui presupposti normativi della logica e con una successiva, profondissima, continua, analisi della vigente codificazione processuale.
Particolarmente apprezzato dal pubblico, non solo di addetti ai lavori, che ha effettuato la registrazione all’evento, l’intervento dell’avvocato Francesco Iacopino, che ha appropriatamente ricordato il ruolo della rappresentanza forense nella messa a punto della novella costituzionale del cd. “giusto processo”. Quest’ultima diede nel 1999 all’Italia un tessuto normativo in linea con le esigenze di garanzia del diritto europeo, anche se a vent’anni di distanza quello sforzo appare colpevolmente obliato da un racconto della giustizia troppo spesso populista e giustizialista, oltre che da un legislatore non occasionalmente farraginoso. Iacopino ha condotto la conversazione con l’Autore dando largo spazio ai punti nodali del Codice di Procedura Penale che ancora collocano accusa e difesa sotto assi e luci non del tutto coincidenti, producendo infine una dettagliata rassegna di precedenti giurisprudenziali di legittimità.
In sede di conclusioni, Domenico Bilotti, docente del corso, ha concluso ricordando la tendenza del diritto emergenziale a farsi ordinario, comune, e ha ripercorso l’accidentato percorso che ha portato all’introduzione del reato di tortura, dopo decenni di lotte civili e non poche storie d’abusi. A salutare i partecipanti, Baudi e Bilotti hanno poi rivolto considerazioni finali sull’ancor più impegnativo bilanciamento di interessi che il rito accusatorio impone, rispetto alla previgente tradizione inquisitoria, nell’adozione di misure cautelari. Nella prossima data, l’11 Dicembre, l’avvocato Salvatore Gullì relazionerà sull’incontro tra la cultura orientale e quella occidentale nel razionalismo europeo.
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