Terzo settore, De Rose (Cicas): "Politiche Sociali in Calabria tra difficoltà degli operatori e diritti dei lavoratori"

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images Terzo settore, De Rose (Cicas): "Politiche Sociali in Calabria tra difficoltà degli operatori e diritti dei lavoratori"
Anna Maria De Rose (Cicas)
  03 maggio 2022 12:00

"L’importanza del Terzo Settore in particolar modo in Calabria, è da sempre sottovalutata dagli amministratori locali, non considerando il fatto che gli ETS si occupano sostanzialmente e praticamente di sopperire alle carenze della pubblica amministrazione nell’erogazione di servizi essenziali alla popolazione.

Ho scritto più volte delle difficoltà alle quali vanno incontro quotidianamente nello svolgimento delle loro attività queste realtà, quali non da ultimo l’aumento dei costi energetici da sopportare senza che nessuno fattivamente riduca il loro disagio, la difficoltà ad accedere a bandi di finanziamento, la carenza nei servizi messiloro a disposizione, nonché tavoli di confronto quasi inesistenti con gli enti pubblici per co-programmare e co-progettare attività calibrate sui  reali bisogni dei territori, come legge prevede(Codice del Terzo Settore Dlgs 117/2017), al fine di essere di indirizzo a questi ultimi".

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Così, in una nota, Anna Maria De Rose, Responsabile Nazionale CICAS Terzo Settore – Finanza Agevolata.

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"Per quanto riguarda i bandi sarebbe interessante capire quali ATS Calabresi hanno presentato progetti relativi alle misure del PNRRM5C2-00-ITA-12 e M5C2-00-ITA-13 relativi a progetti di servizi  che prevedono il coinvolgimento di 500 Ambiti territoriali sociali (Ats) per la realizzazione complessivamente di 700 progetti autonomi con scadenza 31.03.2022 che dovrebbero consentire un livello essenziale delle prestazioni sociali che assicuri la possibilità di partecipare a un progetto per la vita indipendente a tutte le persone con disabilità che ne abbiano necessità.

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A tutto ciò, non solo da oggi ma già da anni, si aggiunge l’aggravante dei ritardati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni delle spettanze di quanto dovuto, che ovviamente, si ripercuotono sui lavoratori del settore che attendono stipendi da più mesi. Vi sono infatti da parte di alcuni Comuni Capo Ambito, tra cui ad esempio quello di Catanzaro, che registrano ritardi nei pagamenti che vanno da 8 a 12 mesi e che mettono a dura prova le finanze degli operatori di settore, tra cui imprese e cooperative sociali, che ricordiamo creano occupazione e danno lavoro in Italia (dati 2019) a 861.919 addetti regolarmente assunti e solo in Calabria a circa 11.000. 

Gli ETS che per definizione non distribuiscono utili a fine anno se non in minima parte, pur reinvestendo quanto conseguito non ce la fanno a sopperire a mancati pagamenti che si protraggono per mesi, riversando loro malgrado le inefficienze della pubblica amministrazione sui lavoratori, che seppur soffrendo la mancanza di stipendi non fanno mai mancare il sostegno all’utenza che usufruisce dei loro servizi, che ricordiamo è di per se un’utenza che racchiude persone con bisogni specifici". 

"Le domande che bisogna porsi dunque sono: cosa accadrebbe se i lavoratori di queste realtà incrociassero le braccia anche solo per un giorno? Cosa accadrebbe se le imprese e cooperative in questione fossero costrette a chiudere la propria attività e questa utenza si riversasse nelle strutture pubbliche di fatto quasi inesistenti in Calabria?

Qualcosa nel meccanismo non va quindi ulteriormente ci chiediamo: è la Regione Calabria che eroga in ritardo le prestazioni oppure sono i Comuni capo ambito che trattengono le somme per mesi e non erogano quanto dovuto nei tempi stabiliti? O ancora è l’intero sistema, che genera così come concepito, inefficienze a discapito di chi lavora onestamente nel sociale facendo riferimento quanto ai datori di lavoro quanto ai lavoratori?

A cosa servono, ci si chiede, i finanziamenti concessi alle imprese sociali ed ETS per il loro rafforzamento ed i loro programmi di investimento se questi ultimi rischiano la chiusura a causa dei ritardi nelle spettanze loro dovute e ironia della sorte potrebbero anche non restituire quanto avuto perché non ce la fanno a sopravvivere? Sarebbe oltre che un danno sociale anche un danno economico per l’intera Regione".

"Alla luce di quanto evidenziato la CICAS quale sindacato datoriale -conclude- pretende risposte a tutela non solo dei propri associati ma anche di tutte le realtà presenti nell’intera Regione, e pretende che gli amministratori locali facciamo mea culpa e finalmente risolvano i problemi che minano la sopravvivenza di imprese edenti operanti in un settore che genera non solo assistenza a particolari utenze, ma soprattutto occupazione, che in questo momento specifico va assolutamente tutelata. In particolar modo nel terzo settore oggi in Calabria i diritti e gli interessi di datori di lavoro e lavoratori sono coincidenti come non mai, uniti soprattutto dal grande interesse comune di tutela e salvaguardia del bene collettivo sociale"!.

 

 

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