di EDOARDO CORASANITI
L'avvocato Elio Raffaele Bruno non era a conoscenza del programma criminoso di Marco Scalzo, definito invece come l'organizzatore delle operazione di falsificazione, pubblicazione dei testamenti e riscossione delle polizze assicurative. Ma Bruno, no: svolgeva esclusivamente il ruolo di avvocato senza eccedere dal suo incarico professionale.
Con queste convinzioni, il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha annullato la misura cautelare degli arresti domiciliari al legale Bruno, accusato di essere un partecipe dell'associazione a delinquere che aveva lo scopo di falsificare testamenti e riscuotere le polizze delle vittime. Secondo la Procura della Repubblica guidata da Nicola Gratteri, l'avvocato Bruno, in qualità di procuratore speciale, avrebbe riscosso presso gli uffici postali l'eredità dei soggetti precedentemente individuati; e ancora: il suo raggio d'azione si sarebbe esteso anche a fornire informazioni sula situazione di possibili nuove vittime.
Argomentazioni che hanno fatto breccia negli uffici del Gip del capoluogo, che con con un'ordinanza di custodia cautelare il 17 ottobre ha posto agli arresti domiciliari Bruno, penalista di 57 anni. Insieme a lui, a finire nei guai anche 8 altre persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, falsità in testamenti, riciclaggio ed auto riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico e corruzione. A richiedere l'annullamento della misura cautelare e ad ottenerla sono stati i difensori di Bruno, gli avvocati Francesco Iacopino e Luigi Falcone.
In particolare, il modus operandi dell'associazione si sarebbe fondato su un meccanismo collaudato, messo in piedi dal 2017: si individuavano gli obiettivi, soggetti in età avanzata, privi di familiari, con un cospicuo portafoglio di investimenti e depositi bancari; una volta individuata la vittima, si reperiva la documentazione sul defunto e si selezionava un erede ad hoc. Prima di incassare l'eredità si aprivano dei conti correnti appositi riconducibili ai "falsi eredi" o a società false ed inesistenti.
In questo quadro complesso, secondo i giudici Mario Santoemma, Sara Cominato, Sara Merlini, ci sono conversazioni che inducono a ritenere che Scalzo fosse l'unico artefice del programma criminoso mostrando anche un disinteresse rispetto a colui che ne avrebbe consentito/agevolato l'attuazione.
Inoltre, è scritto nell'ordinanza di annullamento, Scalzo avrebbe nutrito aspettative nei confronti della prestazioni di Bruno, senza però che siano emersi elementi di consapevolezza del disegno criminoso del legale. Una dinamica che ad un tratto è stata anche interrotta, quando Scalzo affida le pratiche ad un altro avvocato.
Tutto si legge con una chiave di lettura: l'adesione all'associazione a delinquere resta sullo sfondo e si dipinge solo come un sospetto basato su premesse "incerte e contraddittorie".
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