Domani, 5 aprile, debutta su Disney+ la serie originale italiana vincitrice del Berlinale Series Award alla 73esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, ‘The Good Mothers’ , diretta da Julian Jarrold e Elisa Amoruso, con Gaia Girace, Valentina Bellè, Barbara Chichiarelli, Francesco Colella, Simona Distefano, Andrea Dodero e con Micaela Ramazzotti.
La serie, che racconta la ‘ndrangheta interamente dal punto di vista delle donne che hanno osato sfidarla, debutterà in Europa sulla piattaforma streaming con tutti i sei episodi disponibili al lancio.
Girato in sei settimane tra Reggio Calabria, Palmi e Fiumara, ‘The Good Mothers’ è interpretata da Gaia Girace (L’amica geniale) nel ruolo di Denise Cosco, Valentina Bellè (Catch-22, I Medici) nei panni di Giuseppina Pesce, Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, Favolacce) in quelli di Anna Colace, Francesco Colella (ZeroZeroZero, Trust) in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano (Il Traditore) nel ruolo di Concetta Cacciola, Andrea Dodero (Non odiare) in quello di Carmine e con Micaela Ramazzotti (La pazza gioia, La prima cosa bella) nel ruolo di Lea Garofalo.
Basata su una storia vera raccontata dallo scrittore e giornalista inglese Alex Perry nell’omonimo libro, ‘The Good Mothers’ ripercorre le vicende di Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che osano contrapporsi alla ‘ndrangheta. Ad aiutarle la pm Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘ndrangheta, è necessario puntare alle donne. È una strategia che comporta grandi rischi: la ‘ndrangheta è nota e temuta per il suo pugno di ferro e il potere insidioso. ‘The Good Mothers’ segue Denise, Giuseppina e Maria Concetta nel loro tentativo di affrancarsi dal potere criminale e collaborare con la giustizia.
“Abbiamo voluto raccontare la ‘ndrangheta dal punto di vista femminile – ha spiegato Julian Jarrold presentando alla stampa a Roma la serie tv – utilizzando anche il punto di vista della pm che ha lavorato sulle donne dell’organizzazione, cercando di convincerle ad allontanarsi dai mariti violenti”. Quelle raccontate, ha aggiunto Elisa Amoruso “sono storie necessarie”. “Abbiamo rivolto l’attenzione su quello che è considerato l’anello debole non solo della mafia, era ora di cambiare la prospettiva”, ha spiegato. La novità di ‘The Good Mothers’, ha detto ancora, è il fatto di essere entrati “dentro la ‘ndrangheta senza glorificare o far risaltare come si fa di solito le figure maschili, bensì cercando di stare vicini a queste donne coraggiose che hanno rinunciato alla loro identità, ai loro figli. Alcune sono ancora nascoste in località segrete”.
Personaggio chiave e collante della serie tv è la pm Anna Colace, interpretata da Barbara Chichiarelli, che ha convinto (e in qualche modo costretto) le donne di ‘ndrangheta a seguire la via del pentimento.
"Anna Colace inizia la sfida alla ‘ndrangheta, una delle società criminali più chiuse – ha raccontato Barbara Chichiarelli – e ha un’intuizione dopo aver capito che le prime rotture all’interno della ‘ndrangheta c’erano già state. Anna capisce che è il momento giusto di agire e per dare una spallata alla ‘ndrangheta è necessario passare attraverso le donne per entrare dentro al sistema. Quello che capisce è che i mafiosi non temono che le loro donne raccontino cose importanti, ma che diventino un esempio. Questo fa paura perché l’esempio si può replicare”, ha detto l’attrice.
Tra le donne di cui si parla c’è anche Denise Cosco, interpretata da Gaia Girace, figlia di una collaboratrice di giustizia, Lea Garofalo (Micaela Ramazzotti), uccisa dal marito Carlo Cosco, padre della ragazza, che sarà arrestato proprio grazie alla testimonianza Denise.
“Lea ce l’ha messa tutta per scappare e non ce l’ha fatta, ma ha dato coraggio alla figlia per testimoniare contro il padre”, ha detto Micaela Ramazzotti, aggiungendo poi che ‘The Good Mothers’ “è una serie potentissima, spero dia coraggio a tante donne e a tanti uomini di ribellarsi alla violenza e a certi ambienti feroci”.
Le altre donne di ‘ndrangheta che si sono ribellate sono Giuseppina Pesce e Concetta Cacciola. La prima, come ha spiegato Valentina Bellè che l’ha interpretata, “è un personaggio che ha una presa di coscienza molto doloroso perché è una donna cresciuta con quel fenomeno culturale. Lei verrà arrestata perché colta con un amante ed è in qualche modo costretta a collaborare perché sa che se fosse stata liberata sarebbe stata uccisa per le regole della ‘ndrangheta. Per lei – ha aggiunto - la svolta verrà arriva però quando capisce che la figlia era stata manipolata”.
In quanto a Concetta Cacciola, secondo Simona Distefano che l’ha impersonata nella serie “è quella che apparentemente sembra subire di più la condizione del patriarcato. La sua è una presa di coscienza graduale che riesce molto anche grazie all’esempio di Giuseppina Pesce. C’è da dire che spesso sono le donne stesse della ‘ndrangheta a contribuire al mantenimento del patriarcato – ha aggiunto - per questo credo che lei abbia sofferto una grande solitudine e sia stata abbandonata nel suo tentativo di emancipazione. L’amore per i figli, manipolato dai genitori, l’ha portata alla tragica fine”, ha aggiunto.
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