Totò, Peppino e la Malafemmina: la commedia del centrodestra catanzarese

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  06 marzo 2022 15:56

di LUIGI BAGNATO

Quanto accade nel centrodestra catanzarese, ci riporta al titolo del film di Camillo Mastrocinque, dove gli zii buffi volevano impedire al nipote -unico e prediletto- di convolare a nozze con la sua amata.
Trasponendo il tutto al rinnovo dell'Amministrazione del Comune Capoluogo di Regione, il lieto evento sarebbe l'elezione a Sindaco e la malafemmina l'aspirante a tale carica, ovvero Antonello Talerico, già candidato al Consiglio Regionale per Forza Italia e primo dei non eletti e ricorrente - tramite apposito ricorso in atto- per entrarvi, comunque.

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Già ciò renderebbe sufficiente lo scontro "al calor bianco", in quanto potrebbe produrre sconquassi a iosa -nella geografia del potere cittadino, provinciale e regionale, non solo dei berlusconiani, bensì dell'intero centrodestra- ma l'intera faccenda è stata vista come un insulto, un vero e proprio "sfregio" da parte del Coordinatore di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, il quale se l'è legata talmente al dito, che ha iniziato a far trasparire prima insofferenza e poi palesare intolleranza, avverso il Presidente degli Avvocati catanzaresi cioè Talerico. Questi a sua volta -per giusto o sbagliato che sia- non ha affatto inteso porgere l'altra guancia e di rimando non gliele ha mandate -né gliele manda- a dire, anzi.
Se il Coordinatore calabrese italoforzuto -da come trapela- imponeva il ritiro unilaterale della vertenza giurisprudenziale (che colpirebbe uno degli eletti di sua diretta espressione -se non tutti e due- ovvero Comito e la Fedele), Talerico rilanciava con roboanti commenti, al punto da provocare, verso di lui, ulteriori disprezzi del Senatore, nativo di Merano (Bolzano), ma vibonese doc.

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A ciò poi si aggiunge che ad aumentare "l'onta presunta" è l'autocandidatura -da sé stesso imposta a mezzo stampa- dello stesso Talerico a Sindaco di Catanzaro, con relativo "appoggio sotterraneo" di un altro avversario mangialavoratoriano -cioè il Coordinatore provinciale catanzarese di FI Mimmo Tallini- per fare sì che la misura sia colma, traboccante, dilagante come un fiume esondato, tipo l'Arno nell'alluvione di Firenze del 1966 (dieci anni dopo l'uscita del film di cui abbiamo preso a prestito il titolo per il nostro articolo). E qui, entra in gioco la solidarietà degli altri big del tavolo del centrodestra, dove nessuno se la sente -fino in fondo- a rompere con Mangialavori, il quale a sua volta mai e poi mai accetterà Talerico come candidato del centrodestra alla carica di Sindaco di Catanzaro, nel mentre si cerca una soluzione che possa andare bene per tutti e in ogni caso concorrere restando assieme, poiché di sicuro quest'area - che unita governa alla Regione- al di là di scaramucce e di tatticismi, non potrà che concorrere compatta alle comunali, in Calabria come altrove, magari cercando di allargare il suo stesso perimetro, ma con il nocciolo duro sempre coeso 

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Poi si vedrà se per vivere o morire assieme, ma la previsione è questa, pure considerando come diventi probabile, al punto in cui ci si trova -e in attesa delle risultanze del ricorso non solo di Talerico, bensì della Parente (altra ostilità verso Mangialavori)- un'avocazione a Roma, della spinosa vicenda catanzarese, per il locale centrodestra -coerentemente a quanto già sia così avvenuto per il centrosinistra- perché come in apertura abbiamo paragonato il tutto ad un titolo di film, si potrebbe -a questo punto- modificarlo in altro ancora: "non c'è pace tra gli ulivi".

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