di IACOPO PARISI
Soverato continua a vivere i giorni intensi di IRA Festival, una delle rassegne più dinamiche e innovative del panorama performativo contemporaneo. Ieri una buona presenza di pubblico ha potuto assistere a due spettacoli che hanno animato luoghi diversi della città, confermando la vocazione del festival a intrecciare arti e spazi urbani.
Il pomeriggio si è aperto all’Istituto Salesiano Don Bosco con Frankenstein (History of hate) della compagnia Motus, che da anni porta i suoi lavori sui palcoscenici internazionali. L’opera, ultimo capitolo del progetto dedicato al romanzo di Mary Shelley, affronta il momento in cui la creatura prende coscienza della propria esclusione e dell’inevitabile trasformazione dell’amore in odio. In scena, alle parole del “mostro” si intrecciano testimonianze raccolte tra giovani contemporanei, restituendo un quadro potente e attuale. La suggestiva cornice dell’istituto ha contribuito a sottolineare la forza visiva e simbolica della rappresentazione.
Dopo lo spettacolo, il pubblico ha potuto sostare tra i cortili e le terrazze dell’Istituto, ammirando un tramonto che ha naturalmente accompagnato il passaggio al secondo appuntamento: la breve camminata verso il Teatro Comunale si è trasformata in un rituale di transito tra due mondi, dove è andato in scena RISE di Daniele Ninarello. La performance, accompagnata dal paesaggio sonoro live di Dan Kinzelman, esplora la relazione tra individuo e collettività attraverso una partitura coreografica costruita su gesti di accoglienza e contatto. Il lavoro, presentato come terza apertura del processo creativo, sarà in prima nazionale a Torinodanza 2025.
La seconda giornata del festival ha così proposto due esperienze differenti ma complementari, che hanno guidato il pubblico in un percorso tra riflessione e condivisione, coniugando ricerca artistica e valorizzazione del territorio.
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