Tra passato e futuro: sulle tracce identitarie dell'antico borgo di Cardinale

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  20 marzo 2023 15:38

di GIANPIERO TAVERNITI

Nel cuore dell’antico borgo di Cardinale in provincia di Catanzaro, forti sono le tracce identitarie che rimangono nelle diverse abitazioni rimaste nel luogo, alcune in ottimo stato altre ormai diventati ruderi. Tracce di una forte identità contadina, dalle umili famiglie contadine che lavoravano duro e utilizzavano gli animali per spostarsi e per sostenersi.

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Ogni abitazione evidenzia una ricorrente autonomia, quella di avere il classico cociapana ( il forno a legna) ed alcuni visti sono proprio delle vere opere d’arte di muratura. Tante viuzze, anelli di ferro nei muri che segnavano il diffuso utilizzo dell’asino o del mulo e diverse le stalle che li ospitavano al sicuro ed al caldo nei freddi inverni e durante le copiose nevicate in questa zona frequenti. Questa zona nel catanzarese, nella parte alta del paese di Cardinale, l’antico borgo ci allieta un bellissimo pomeriggio domenicale della festa del papà.

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Dopo avere attraversato a piedi, il ponte a tre campate, costruito sotto il ventennio fascista, infrastruttura storica che ancora si conserva bene e che collega due zone del paese, ci dirigiamo a percorrere il cuore del borgo e in un contesto rurale incontriamo un personaggio, Coluzzo, un anziano pastore che guarda le sue tre preziose capre e in qualche battuta ci confida che nel passato in questo centro vi era una vita fiorente, visto la tanta gente che lo abitava e visto le diverse botteghe che vi erano, tra macellerie, barbieri e forgiari che avevano il da farsi, vista la presenza di tanti animali e manovali che pretendevano i ferri del mestiere fatti a mano.

Diversi alluvioni e il forte “temporale sociale” dell’emigrazione, hanno spopolato anche Cardinale come tantissimi borghi di Calabria. Continua la full-immersion nel borgo, assistiamo ai servizi igienici sui balconi a sbalzo di cui uno addirittura rivestito in legno e ai tanti portali in pietra e granito di classica scuola serrese e delle scale in granito che sono delle vere e proprie opere d’arte.

In questo comune, patria di ottime nocciole riconosciute e cercate anche da famose aziende di cioccolato spalmabile, vive da solo un cittadino anziano, un tale Nicola che nella sua solitudine, vedendoci ha voluto instaurare un dialogo che passava nel passato, in questa sorta di macchina del tempo moderna. Era dipendente della forestale, aveva qualche acciacco ma non disdegnava in qualche sorriso nei suoi racconti del passato, anche lui ha pagato pegno all’emigrazione di massa verso la Svizzera e verso il nord del paese, dei propri figli, ha voluto rimarcare l’importanza della cura della montagna e del territorio, sia nella manutenzione e sia nella coltivazione ed ha ammesso il forte calo del comparto agricolo, ma rimanendo fedele al borgo , al suo paese , nonostante l’età si fregia da confidarci che ancora coltiva la terra e un piccolo orto per mangiare qualche pomodoro buono e dei peperoncini prodotti da lui stesso.

Notiamo della legna, si scalda con un camino, cu nu focularu, evidenzia la forte nevica dell’inverno in corso e contento sorridente, ci dice che è tutto tesoro e tutta acqua nei periodi di caldo e siccità. Dopo una piacevolissima chiaccherata, voleva invitarci a bere un caffè, lo ringraziammo era tardi e lui rispose con una frase che lascia pensare, che conteneva l’emozione di aver visto persone e parla e prima che andassimo ci disse: “sono io a ringraziare voi” che mi avete ascoltato e fatto rivivere il mio paese come un tempo e che non lascerò mai.

Un grazie a Nicola, unico residente di quella zona vecchia del centro catanzarese, in questa bellissima giornata di S. Giuseppe che ci ha donato le tracce identitarie e ci ha fatto conoscere due personaggi di un tempo che nonostante tutto continuano a vivere il loro paese, il loro lavoro e solo per vivere continuano a far pascolare qualche capretta nella zona rurale attorno al paesino.

Non ci rimane che vivere i borghi sia quelli abitati che quelli fantasma, di non abbandonarli mai, perché anche con la semplice e umile visita si riesce a farli riaccendere di interesse e cura, anche con la “fiammella” di Nicola, al solo fine di poter avviare quel “falò sociale” passato che anche Cardinale ha vissuto quando era una popolatissima comunità delle pre serre.

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