Tra sogno e utopia, al Politeama arriva "Fordlandia": a tu per tu con la stella della danza Lucia Lacarra

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Tra sogno e utopia, al Politeama arriva "Fordlandia": a tu per tu con la stella della danza Lucia Lacarra
Luica Lacarra
  05 ottobre 2022 17:49

di ANNA TRAPASSO

Uno spettacolo intimo, profondamente sincero. Lucia Lacarra, una delle più grandi ballerine al mondo, ci racconta così, in una conversazione telefonica, in anteprima,  "Fordlandia", lo spettacolo che porterà sul palco del Teatro Politeama (in prima nazionale) sabato 8 ottobre per Festival d'Autunno. 

Banner

Con lei, Matthew Golding, compagno di vita e di palco, in quello che si preannuncia un momento di grande suggestione e pochi fronzoli: due corpi intensamente legati da una fortissima energia che -già si percepisce- sarà in grado di farci emozionare e, senza dubbio, anche commuovere.

Banner

"Fordlandia" nasce in quarantena, frutto artistico di una separazione forzata, della paura e dell'angoscia dei primi mesi del 2020. Deve il suo nome all'omonima canzone del musicista islandese Jóhann Jóhannsson. "Una canzone che poco prima della pandemia io e Matthew sentivamo continuamente e ci metteva di buon umore -dice Lacarra- Una canzone che parlava di un'utopia, di una città ideale in Amazzonia. Questa musica ci piaceva tanto e non avevamo dubbi: sarebbe stata il pezzo centrale dello spettacolo".

Banner

Lucia Lacarra ci racconta dei primi confusi attimi della pandemia: "Ci trovavamo in Germania, a Dortmund, e una mattina ci hanno chiamati perchè il teatro doveva essere chiuso e si doveva partire velocemente. Io sono tornata in Spagna, lui in Olanda. Ci siamo separati così, bruscamente, senza sapere quando ci saremmo rivisti. E' iniziato così il nostro confinamento, mentre pian piano il virus si diffondeva in tutto il mondo. All’inizio è stato uno shock, la situazione faceva paura, ma abbiamo subito pensato di non lasciarci deprimere e utilizzare questo tempo per creare, per sognare insieme. 

Fordlandia nasce così, ed è stata ossigeno per sopportare quelle dieci settimane. Da tempo avevamo voglia di creare uno spettacolo per noi due, che parlasse di noi: queste dieci settimane a casa erano la giusta opportunità per esprimere cosa sentivamo, qualcosa di profondamente sincero, nata dalla necessità di sognare. Sognare che tutto questo dovesse finire un giorno, e che ci saremmo ritrovati in scena".

Proprio per questo motivo la scenografia dello spettacolo è affidata alla forza delle immagini, alla videoarte.

"Sul fondale -racconta Lacarra- scorreranno le immagini del teatro vuoto in Dortmund, della spiaggia per me, dei suoi boschi in Olanda. E in tutte le immagini noi, protagonisti, cerchiamo di ritrovarci ma siamo sempre separati. Ci ritroviamo alla fine, nel nostro ritorno alla normalità, la nostra Fordlandia, che non è una specifica città, ma un sogno. Il nostro sogno. E’ uno spettacolo sempre con un forte simbolismo positivo, che lancia un messaggio di speranza, di pace, e che invita a credere sempre. 

L’arte visuale è stata un supporto molto importante. Volevamo fare vedere al pubblico dove era il nostro cuore, la nostra testa, quali fossero i nostri posti, ecco perchè tutte le immagini sono state filmate nelle nostre città, dove eravamo in confinamento.

Nella mia carriera ho vissuto in tantissime città, tutte diverse tra loro, da San Sebastian a Madrid, Dortmund, Monaco, San Francisco: alla fine la città di ciascuno, la propria casa, è il luogo dove ci si ritrova con la gente che si ama. Proprio per questo Fordlandia non è cercare una città utopica, ma ritrovarsi in quell'unione e quell'energia che ti fa stare bene insieme, ovunque nel mondo". 

Quanto è importante fare coppia, nella danza, con il proprio compagno di vita? 

"Per me è sempre molto molto importante, peccato che ci siano coppie che ballano ma disunite, in cui ognuno fa "la sua cosa". Quelle nn ballano insieme, semplicemente fanno passi. Per me, invece, è qualcosa di indispensabile, le emozioni che si possono creare con l'altra persona non sono comparabili a quelle che si possono creare da soli. Un passo a due è raccontare una storia, e se col proprio partner c'è una buona relazione, sarà naturale sul palco instaurare una fiducia, una sicurezza che non è del tutto naturale o possibile senza questo lavoro. In questo spettacolo tutto è costruito per una coppia che da tante settimane è separata ma si sente unita mentalmente. Veramente, noi tutta la giornata pensavano le stesse cose, posso affermare che la pandemia e il nostro modo di affrontarla ci hanno uniti ancora di più". 

Tornare insieme sul palco, tornare a teatro tra la gente: come è stato, dopo tanto tempo di fermo forzato? 

"Abbiamo fatto la prima in Germania il 19 settembre, tra complicazioni, restrizioni, con il pubblico al 25% che, dal palco, ci sembrava come delle isole. E' stato difficile ma noi eravamo in scena e tutto questo era meraviglioso, un momento che volevamo non finisse mai. È stato meraviglioso sentire l’emozione della gente, condividere con loro la commozione del ritorno alla normalità. Il pubblico reagisce sempre in maniera diversa, ma con questo spettacolo, che sia in Svezia o in Spagna, la gente si emoziona, senza l'ausilio di costumi o gruppi in scena: siamo soltanto in due, noi due".

La videoarte prende il posto delle scene tradizionali, come giudica questa evoluzione del linguaggio visivo e, al contempo, della tecnica e dell'approccio alla danza? 

"La vita è una continua evoluzione, noi come esseri umani siamo sempre in evoluzione. La danza è lo stesso. Io stessa, ad esempio, ho scelto di non fermarmi ad una formazione classica, a 21 anni sono partita per San Francisco per arricchire un bagaglio di diverse esperienze. Volevo avere tutti i repertori e stili nel mio bagaglio, per danzare libera, senza etichette. Non metto nomi al mio modo di intendere la danza, non sono classica né neoclassica, e neanche contemporanea, ho ballato a piedi nudi, pezzi neoclassici, drammatici, non è diverso in Fordlandia. Con punte, mezze punte, in qualsiasi modo: la danza è danza, va più lontano di uno stile fisico, è una maniera di trasportare emozioni. Oggi è meraviglioso utilizzare queste arti digitali a nostro vantaggio, creare un’atmosfera incredibile in scena. Un tempo c'erano solo le luci bianca e blu a dare intensità alla scena, oggi trovo meraviglioso utilizzare queste nuove tecniche per arricchire la scena, pur mantenendo il messaggio originale della danza".  

Cosa consiglia a chi, oggi, vuole fare della danza il suo futuro?

"Per me la danza è sempre stata la mia vita. Vita e danza combaciano perfettamente nel mio percorso, non volevo fare niente altro che ballare. Certo, nessun lavoro se uno vuole fare bene, è facile. Ma quello per la danza nasce come un amore primordiale. Non è una professione, è una maniera di vivere. E' molto lavoro ma per una buona ragione, non è soltanto lavoro fisico, ma rappresenta tutte quelle emozioni che puoi trasportare con te sul palco, ed esprimere agli altri tramite la danza. Se uno ama quello che fa, se fa la scelta di ballare, deve dedicare la sua vita a fare questo, ma, vi assicuro, è una vita meravigliosa".

Per Lucia Lacarra sabato sarà la prima volta in Calabria. "Il mio agente, Gianluca Battaglia, è di Catanzaro. Da sempre parliamo di Catanzaro e della Calabria, e oggi siamo finalmente e veramente molto felici di rappresentare qui la nostra prima nazionale".

Pronti ad emozionarvi? Manca poco. Di questa e di altre utopie e magie, sabato sul palco del Politeama. Tutte le info su www.festivaldautunno.com. 

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner