di EDOARDO CORASANITI
La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha ridotto a 9 anni e 2 mesi la condanna nei confronti di Domenic Signoretta, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Valerio Spigarelli, nell'ambito del processo definito "Mediterraneo", scattata nel giugno del 2014 contro il clan dei Molè di Gioia Tauro.
Signoretta, che proveniva da una condanna a 12 anni, è accusato di traffico di stupefacenti insieme a Giuseppe Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso alias l’ingegnere. La seconda sezione penale ha escluso l’aggravante dell’agevolazione mafiosa riducendo la pena a 9 anni e 2 mesi di reclusione.
La sentenza per Signoretta giunge all’esito di un lungo iter processuale nel quale la Corte di Cassazione aveva annullato la precedente condanna proprio con riguardo al l’aggravante dell’agevolazione fissando dei criteri ai quali oggi si sono adeguati i giudici di appello.
L'imputato è ritenuto dagli inquirenti e dai collaboratori di giustizia l’armiere del gruppo guidato da Mancuso Pantaleone e in passato è stato oggetto di un grave attentato con numerosissimi colpi di arma da fuoco verso la sua abitazione, uscendone miracolosamente illeso.
L'operazione "Mediterraneo" ha svelato una presunta attività di narcotraffico del clan, attraverso la quale i Molè sarebbero riusciti ad assicurarsi un regolare flusso di ingenti quantitativi di hashish e cocaina in entrata sulla Capitale, sfruttando tre direttrici di approvvigionamento e il ricorso a una strutturata rete di partecipi, sia italiani, che stranieri.
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