"La Tragedia di Serafino Congi: siamo tutti vittime di una logica economica OMICIDA! Con profonda commozione, esprimiamo il nostro cordoglio alla famiglia e agli amici di Serafino Congi, un giovane padre di famiglia di San Giovanni in Fiore, tragicamente scomparso in circostanze che sollevano gravi interrogativi sullo stato della nostra sanità. La sua perdita rappresenta una ferita profonda per tutta la comunità e un monito per noi operatori sanitari che ogni giorno affrontiamo difficoltà crescenti nei nostri ospedali, pronto soccorso e unità 118 della Calabria". Così USB Sanità Calabria in una nota.
"Abbiamo atteso a lungo prima di prendere pubblicamente la parola, mossi dal profondo rispetto per il dolore e il lutto che hanno colpito i familiari e gli amici di Serafino. Oggi sentiamo però il dovere morale e professionale di intervenire per denunciare con forza le gravi carenze di un sistema sanitario ormai al collasso.
USB Sanità Calabria si rende pienamente disponibile a sostenere la famiglia di Serafino Congi in ogni iniziativa volta a fare piena luce su questa tragedia. Siamo pronti a offrire il nostro supporto per contribuire alla ricerca della verità e delle responsabilità che hanno condotto a questa ingiusta perdita.
Anche perché pure noi come professionisti della sanità, ci sentiamo non solo coinvolti ma anche vittime di un sistema sanitario regionale sempre più depotenziato. Siamo vittime perché spesso ci troviamo a dover sedare le legittime ire di pazienti e familiari, vittime perché vorremmo poter fare di più per salvare vite e fornire cure migliori, ma siamo ostacolati dalla carenza di mezzi e personale. Vittime perché i ritmi di lavoro sono diventati insostenibili, mettendo a rischio anche la nostra salute. Questo depotenziamento non è frutto del caso, ma è la diretta conseguenza di decenni di scelte politiche sbagliate, che hanno progressivamente svuotato di risorse e competenze la sanità pubblica, sacrificandola sull'altare del risparmio e della logica aziendale, mentre tramite un sistema fatto di cliniche e ambulanze private (dove i diritti dei lavoratori sono praticamente inesistenti), pochi noti si arricchiscono sulle spalle di tutti i Calabresi, depotenziando fortemente la capacità di cura del SSR.
La vicenda di Serafino Congi, per quello che siamo riusciti a ricostruire, sembra essere il risultato di un tragico effetto domino sui tempi di intervento che si è rivelato fatale. Non è però nostro compito, né l’intento di questo comunicato, cercare facili capri espiatori. Le responsabilità di eventi come questo affondano le loro radici in scelte politiche scellerate e ormai datate, che hanno ridotto la sanità a una questione di bilanci economici piuttosto che di benessere collettivo. È fondamentale riconoscere come le politiche di tagli e riduzioni dei servizi abbiano creato un sistema fragile, incapace di rispondere con prontezza ed efficacia alle emergenze.
Tutta via Vogliamo chiarire un punto cruciale nella speranza che serva ad evitare tragedie come queste in futuro: non intendiamo unirci alla vulgata comune che attribuisce la causa principale della morte di Serafino alla mancanza di un’ambulanza medicalizzata. Non pensiamo che sia questa la causa principale del tragico evento, infatti nei sistemi di gestione delle Emergenze/Urgenze più efficaci sia a livello nazionale che internazionale, oramai da decenni la stragrande maggioranza delle ambulanze presenti sul territorio sono senza medico a bordo. Mentre diverso è il discorso per quanto riguarda la fondamentale presenza di un terzo membro dell’equipaggio (medico o meno che sia) in modo tale da avere sempre 2 operatori che trattano il paziente mentre l’autista soccorritore guida il mezzo. Questo sistema senza medico a bordo adottato nei modelli sanitari più avanzati, prevede infatti la gestione degli algoritmi di cura standardizzati delegati al personale infermieristico, con l’eventuale supporto di automediche attivabili su richiesta. Ma ci rendiamo conto che un sistema di gestione delle emergenze come questo diventa difficile da adottare in una regione dove: le automediche sono parcheggiate a prendere polvere, le ambulanze comprate in pompa magna sono ferme perché prive di airbag sul lato passeggiero e dove da anni non si riesce ad aprire il pronto soccorso di Materdomini con relativa scuola di specializzazione in medicina d’urgenza. Lo diciamo non con la pretesa di essere portatori di una verità assoluta ma nella speranza di avviare un dibattito che abbia come scopo il miglioramento reale del SSR.
Ma ritornando alla tragica morte di Serafino: sarebbe bastata la presenza di un protocollo medico interno (attualmente non adottato da Azienda Zero su tutto il territorio regionale) che in caso di estrema necessità preveda il trasporto di urgenza, in un centro per l’emodinamica del paziente già trattato e provvisto di terapia, come era per il caso di Serafino visto che questi passaggi erano già stati fatti in ospedale. Quindi in tutta franchezza non ci sentiamo di attribuire all’assenza di una ambulanza medicalizzata la causa ultima della vicenda. Lo diciamo anche nella consapevolezza che per via delle scellerate scelte sui numeri chiusi a medicina, e la feroce privatizzazione della professione medica è sempre più difficile trovare medici disposti a salire sulle Ambulanze ed è molto raro trovare studenti che scelgano come scuola di specializzazione la medicina di emergenza urgenza.
Riteniamo invece indispensabile porre l’attenzione su un aspetto finora trascurato: la possibilità che Serafino potesse essere salvato se il Presidio Ospedaliero di San Giovanni in Fiore fosse stato dotato di una Unità di Emodinamica nella quale poter effettuare una Coronarografia Disostruttiva in loco senza bisogno di trasportare Serafino a Cosenza. Infatti è stata proprio la mancanza di questa struttura a rendere inevitabile il trasferimento verso l’ospedale di Cosenza, con tragiche conseguenze. Sottolineiamo in oltre che la presenza di tali reparti in ospedali di zone periferiche non solo garantirebbe interventi tempestivi, ma contribuirebbe a decongestionare i presidi ospedalieri centrali, migliorando l’efficienza dell’intero sistema. Considerato che le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nell’occidente globale, è inaccettabile che territori vasti e difficilmente raggiungibili restino privi dei reparti di Emodinamica, essenziale per il trattamento immediato e in loco delle cardiopatie, a causa di scelte politiche che hanno privilegiato il contenimento dei costi a discapito della salute dei cittadini.
La storia di San Giovanni in Fiore è, purtroppo, una tragedia annunciata, figlia di un sistema sanitario regionale e nazionale sempre più indebolito da logiche economiche omicide. Non possiamo più accettare che le decisioni sulla sanità vengano prese considerando solo i bilanci e non le reali esigenze della popolazione. È necessario un cambio di rotta radicale che metta al centro la salute pubblica e i diritti fondamentali dei cittadini.
Per questo motivo riteniamo estremamente importante la fiaccolata organizzata dalla popolazione di San Giovanni in Fiore per commemorare Serafino Congi. La loro rabbia è anche la nostra rabbia. La loro lotta è anche la nostra lotta, per una sanità umanizzata che metta al centro il benessere di tutti, non le logiche di bilancio. Solo attraverso un impegno collettivo e una presa di coscienza sociale possiamo sperare di costruire un sistema sanitario più equo e capace di garantire a ciascuno il diritto fondamentale alla salute".
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