Tragedia di Crotone, Petitto (UP): “Mettere al centro le politiche per il lavoro”

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images Tragedia di Crotone, Petitto (UP): “Mettere al centro le politiche per il lavoro”
Carlo Petitto
  01 settembre 2022 20:53

“Un aggiornamento delle statistiche, il cordoglio delle istituzioni, le indagini della magistratura nella quale si confida attendendo gli esiti degli accertamenti. È questa in genere la modalità con la quale vengono archiviatquelle che con macabro cinismo chiamiamo convenzionalmente morti bianche”.  Lo scrive in una nota Carlo Petitto, candidato al Senato in Unione Popolare per Potere al Popolo.

“I lavoratori che perdono la vita mentre sono al lavoro. Morti di lavoro. Morti per il lavoro. Come ieri, nel porto di Crotone: un boato, il fumo e le fiamme. Rimangono sulla banchina del porto tre lavoratori. Allo stato non ne conosciamo i nomi. Sono stranieri. Qualcuno direbbe extracomunitari in quanto di loro si sa che sono indiani ed egiziani. Una nemesi. È mare di Calabria, dove approdarono i Greci con la loro civiltà, mare di accoglienza di immigrati e, a sua volta, mare di emigrazione. Un mare che qualcuno – sarebbe da muovere al riso se non fosse questione tremendamente seria – vorrebbe blindare, chiudere. Sigillare con le cannoniere. Far diventare color del piombo. E già! Fermare la storia con i fucili, svuotare il mare con un secchiello. Ma la storia non la si può fermare e ci chiede sempre il conto. Quei tre marittimi stranieri, quei tre extracomunitari non avranno bisogno di un centro di identificazione dello Stato Italiano. Sono finiti in un doveroso fascicolo per accertarne le cause della morte. Che una volta accertate non potranno però far girare la clessidra e riportarli in vita. Morti di lavoro. Morti per il lavoro. Nel nostro paese 569 morti da Gennaio a Giugno 2022. Oltre 4 mila negli ultimi cinque anni. 1361 nel 2021. Una guerra della quale non si parla e per la quale non vi sono embarghi e sanzioni. Tre lavoratori ogni giorno nel nostro paese muoiono. Morti bianche. Morti senza sangue. Ma è una narrazione adulterata. Non si muore sul posto di lavoro. Si è uccisi sul posto di lavoro. Uccisi dai ritmi forsennati della produzione, dalla mancanza delle condizioni di sicurezza, dal mancato rispetto di turni di riposo. Dal ricatto di perdere il posto di lavoro se si chiede anche solo il rispetto delle norme. Non ci basta la costernazione. Le condoglianze istituzionali. E le morti non saranno mai bianche, convenzione ipocrita quasi come se il colore assegnato aiutasse a non vedere questi morti. I lavoratori hanno sangue, famiglie, affetti, passioni. Vita. Come Potere al Popolo, oggi in Unione Popolare, abbiamo da sempre messo al centro del nostro impegno politico il lavoro. Parliamo di ricompensare e rispettare il lavoro, a partire da un salario dignitoso minimo legale non inferiore a 10 euro/ora. Ci siamo impegnati ad introdurre un rafforzamento reale dei controlli sui posti di lavoro con il reclutamento di almeno 10.000 ispettori del lavoro. Ed infine un inasprimento di pene e sanzioni per contrastare gli omicidi e le lesioni sul lavoro. Perché il nome dei lavoratori non sia un macabro aggiornamento Istat”, conclude Petitto.

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