La decisione di tenere il Consiglio dei Ministri si è rivelata una iniziativa estemporanea e controproducente. Se voleva essere una manifestazione di solidarietà umana questa non è stata. A Cutro non sono state date risposte agli interrogativi di questi giorni, ma si è manifestato il potere che “va ringraziato comunque” perché si è recato nella zona della disgrazia. Il convincimento che il potere con le sue bardature, con il dispiegamento di forze e con gli inutili orpelli potesse mitigare le laceranti contrazioni del dolore ,non ha funzionato. Quella parte della terra della Calabria non si è fatta intimidire dal frastuono delle sirene, ma ha tenuto un comportamento di grande dignità, ha atteso una parola di verità che non è venuta.
I governanti non hanno potuto nascondere tensioni e visioni diverse. A volte la narrazione del Presidente del Consiglio dei ministri si è discostata dalla dichiarazioni rese al Parlamento dal ministro dell’Interno. L’on. Meloni ha illustrato il testo di un provvedimento che inasprisce le pene per gli scafisti e promette una lotta dura nei loro confronti. Il presidente del consiglio pensa realmente di risolvere i problemi del traffico clandestino con l’inasprimento delle pene per gli scafisti? Questi criminali, senza scrupoli che gettano a mare parte del carico umano per alleggerire il peso delle imbarcazioni, non saranno dissuasi dalle misure sanzionatorie.
Si è sperato inutilmente a un Consiglio dei Ministri che varasse un piano di vasto respiro( corridoi umanitari, coordinamento nelle azioni di soccorso, certezza nella catena di comando, coinvolgimento delle ONG con regole puntuali, proposte per una politica europea vera e non dichiarata). Gli scafisti si debbono perseguire nei paesi dove partono le imbarcazioni recidendo i grovigli di complicità di istituzioni locali che coprono e alimentano il crimine. Sono Paesi che anche l’Italia paga dove ci sono dei lager oltraggio alla civiltà. Non c’è bisogno di inseguirli come promette il Presidente del Consiglio : sono bene allocati e ben supportati.
Le capitanerie di porto -guardia costiera è l’orgoglio del nostro Paese, un corpo laeder in Europa per il soccorso e salvamento in mare. Sono uomini con grande professionalità, umanità, generosità e coraggio. Non si è capito bene perché questo corpo non è intervenuto. E' stata impiegata la guardia di finanza. Non era una operazione di polizia. In quel momento c’erano dei naufraghi da salvare.
Chi ha impedito tutto questo?E’ passata la linea della fermezza dei respingimenti in mare e del lasciare per giorni su una nave centinaia di persone impedendo loro di sbarcare?
Tutto questo doveva essere chiarito dal Consiglio dei Ministri. Ci saremmo attesi l’annuncio di una inchiesta interna. Nulla. Eppure a Steccato di Cutro sono stati violate le leggi del mare,il dovere del soccorso, la difesa della vita. Conquiste di civiltà naufragate assieme alla pietà.
Stride che l’attuale comandate generale delle capitanerie di porto-guardia costiera è silente , mentre ha parlato il comandate di Crotone con accenni di dolore per il mancato coinvolgimento nelle operazioni di salvataggio. E’ il tempo di riformare il Corpo delle Capitenerie di Porto-guardia costiera. Deve essergli riconosciuto il coordinamento di tutte le operazioni in mare e lo stato di forza di polizia del mare. Bisogna rompere lo stato di soggezione incomprensibile che crea confusione. Questo Corpo opera disarmato. Le sue imbarcazioni non hanno armi. Eppure gli uomini portano le stellette e fanno parte della Forza Armata Marina Militare. Questa è un obiettivo sui cui puntare superando ostracismi e “gelosie”.
Non sappiamo se in questa vicenda vince la linea Salvini che è anche ministro dell’interno per interposta persona ( quella persona che parla senza pensare).
Sappiamo solo che difronte a tanti morti siamo tutti sconfitti.
Le tante bare, quelle bianche meritano rispetto .
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736