Tripudio di applausi al Politeama per la festa della Danza del Festival d’Autunno

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Tripudio di applausi al Politeama per la festa della Danza del Festival d’Autunno

  20 ottobre 2024 10:53

di MARIA PRIMERANO

E si conclude in un tripudio di gonne svolazzanti e gambe per aria, al ritmo sostenuto e brillante di un famoso can can, la festa della Danza del Festival d’Autunno.

Banner

Ospite del suddetto Festival ideato da Tonia Santacroce, al Teatro Politeama, in questo weekend di ottobre, è andato difatti in scena Gaîté Parisienne, balletto moderno del coreografo Léonide Massine, risalente all’anno 1938,  musica di Jacques Offenbach, balletto che, tratto liberamente dall'operetta La Vie Parisienne di Offenbach, realizza quadri pittoreschi evocanti la vita notturna di Parigi agli inizi del Novecento.

Banner

A portarlo in città è il coreografo Fredy Franzutti con il Balletto del Sud, scene di Francesco Palma, luci Piero Calò. Come con l’aprire una scatola cinese ecco che lo spettacolo si dipana coreograficamente in una vasta gamma di stili dal ricco variare dei personaggi, quadri danzanti dentro quadri danzanti, in successione, fino a coprire un’ora e venti di spettacolo.

Banner

Poetico Le papillon, pas de deux;  sentimentale Barcarole sur la Seine; delizioso Les petites cancaneuses. All’ombra della Torre Eiffel che campeggia sul fondale ci sono gendarmi e conigliette, cantanti e danzatrici che, tra flirt amorosi e danze conviviali, brandiscono la scena e poi, tra valzer, mazurche, quadriglie, giungono al tripudio di colori dello sfavillante can can finale, il più celebre dei quali è proprio quello di Jacques Offenbach, Galop infernal, nell'operetta Orfeo all'inferno del 1858. Calci in aria, dunque e giri vertiginosi, rotazioni vorticose di gonne arricciate e biancheria spumeggiante, dall'usanza delle lavandaie di Montmartre di mostrare, ogni domenica, le gonne per le strade del quartiere.

Era il mondo della Parigi di fine Ottocento, quello del Moulin Rouge, mondo tanto caro a Toulouse Lautrec, fine disegnatore e ritrattista di quell’ambiente. È questa attività, infatti, che permise a quest’ultimo la frequentazione, l’amicizia e l’amore delle donne protagoniste di questa forma di spettacolo che ha fatto parlare di sé tutto il mondo. Vi prego di mettere al corrente la nonnina e zia Émilie del mio deragliamento, scriverà poi Lautrec alla famiglia. 

“La Goulue! S’intravvede una gamba, spunta dal calore delle sottane strapazzate, tra lo svolazzo dei pizzi e i costosi dessous ornati di nastri dai colori teneri, si leva verso il lampadario: una gamba inalberata, brillante e morbida come seta, che un fermaglio di diamanti guarnisce al di sopra del ginocchio; la gamba si dimena, allegra e spiritosa, lasciva e promettente col piede mobile e disarticolato, come se mimasse dei saluti agli sciocchi che si accalcano intorno. Lo chahut e i suoi adepti, enormi riunioni di gente annoiata e di ragazze allegre. La Goulue ne è la stella: la stella di Montmartre levatasi al chiaro di luna di un Pierrot di Willet al di sopra dei contrafforti del Sacré-Coeur. Lo chahutQuel ballo simile al can-can, molto in voga, suscitava in effetti voluttà”. ( dal libro Moulin Rouge Toulouse Lautrec).

Spettacolo vivace e brillante, dunque per Festival d’Autunno, scene dipinte a mano, belli e curati i costumi ispirati ai manifesti pubblicitari di Lautrec. Non a caso lo spettacolo si apre con codesti affissi a parete e con i costumi ispirati a Jane Avril. Bella serata all’insegna dell’intrattenimento. Molti applausi.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner