Catanzaro, tripudio di emozioni per l'opera di Bizet di scena ieri al Politeama: ma se Carmen, invece, non morisse?

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images Catanzaro, tripudio di emozioni per l'opera di Bizet di scena ieri al Politeama: ma se Carmen, invece, non morisse?

  08 maggio 2022 18:28

di ANNA TRAPASSO

Ho due cose da scrivere sulla Carmen andata in scena ieri sera al Politeama di Catanzaro (produzione propria) con la regia di Enrico Stinchelli: "una bella, l'altra brutta. Da quale cominciamo?". 

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In genere, quando mi pongono questo tipo di domanda, che ripropongo con tono volutamente giocoso, scelgo sempre per prima "quella brutta", così da levarmi il pensiero e godermi dopo tutto il bello che c'è. E così sarà anche stavolta: inizierò questa recensione controtendenza, con una riflessione critica, uno di quegli interrogativi che, generalmente, si consegnano al lettore sul finale, ma stavolta è troppo importante ed io sono troppo impaziente.

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Quella di Carmen - semplificando - è la storia di una donna assassinata dal suo uomo per gelosia, perchè ha scelto un altro uomo, perchè si proclama a gran voce una donna libera. Quella di Carmen è la storia di un femminicidio, il cui movente è una gelosia accecante, niente più e niente meno di quelli che purtroppo riempiono le cronache e i notiziari quotidiani. 

In un'epoca di -almeno apparente- risveglio delle coscienze e di continue campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere, non sarebbe il caso di rivedere quel finale? Non ce ne voglia Bizet, la cui opera centenaria è e resterà per sempre un capolavoro teatrale e musicale. Ma una produzione moderna e attuale potrebbe anche prendersi l'onere di dare un taglio diverso al finale. Di non lasciare che il sangue coli sul fondale in videomapping o che il palco si illumini di rosso. Così che il pubblico possa applaudire alla sola eccellente performance artistica dei protagonisti e non anche involontariamente alla scena conclusiva di questa "operà comique" che di "comique", attualizzandola al contesto odierno, ha ben poco. Con le stesse parole e lo stesso libretto, Carmen può sfuggire alla follia omicida di Don José e uscire di scena viva. Anzi, Carmen oggi DEVE uscir di scena viva e costruirsi la vita con chi meglio le pare, ovunque lei voglia.

Termina qui la mia morale, che però a mio sentire era doverosa. Andiamo adesso alle performance degli artisti in scena e a tutto il bello che c'è.

Anzitutto i bambini, meravigliosi. Un orgoglio tutto calabrese quello del Coro di Voci Bianche del Teatro Politeama Mario Foglietti di Catanzaro, con la direzione di Giovanna Massara. Un'eccellenza locale che fa pendant con l'Orchestra Filarmonica della Calabria, diretta dall'infaticabile Filippo Arlia, una impeccabile conferma per le nostre orecchie e le nostre anime. Ottima la sinergia con il Coro Lirico Siciliano, diretto dal Maestro Francesco Costa, oltre che con gli interpreti in scena. 

Uno spettacolo certo non semplice da mettere su, specie in periodo pandemico, per cui non vi è che da manifestare tutta la possibile ammirazione per la macchina organizzativa dello spettacolo oltre che quella del teatro.

Una piacevole sorpresa anche gli interpreti, a cominciare proprio da Carmen, la russa Karina Demurova, classe '91, mezzo-soprano di notevoli capacità interpretative oltre che vocali, a proseguire con il tenore (lirico-spinto) di origini spagnole Eduardo Sandoval (Don Josè), ed il baritono Alessio Verna (Escamillo), di Alessandria, laureando in chimica che in poco più di dieci anni ha scoperto e coltivato una passione e costruito una carriera importante. Di pregio anche le interpretazioni dei due messinesi Federico Prisi (Dancairo) e Gaetano Triscari (Zuniga) e ancora i personaggi secondari: Micaela (Laura Ali), Moralès (Ken Watanabe) Fraquita (Leonora Ilieva) e Mercédès (Maria Felicia Toscano), un cast giovane, volenteroso e di alto profilo, degno di un'opera iconica quale quella di Bizet. 

Non annoverata nel libretto ma senza dubbio presenza importante in scena, co-protagonista assieme a Carmen nonchè suo alter-ego danzante, è la splendida Janaina de Oliveira, danzatrice, coreografa ed insegnate di danza classica di origine brasiliana, oggi tra le stelle più luminose del catanzarese, sul palco del Politeama ieri assieme alle sue allieve della Scuola di danza "Exedra" di Soverato (Isabella Campisano, Fatima Fattah e Silvia Munizzi).

La sua interpretazione, pregna di tensione emotiva, ha arricchito e impreziosito notevolmente la rappresentazione scenica, rivelandosi un'ottima scelta stilistica. 

In una recensione "a testa in giù", iniziata cioè col finale, non si può che concludere evocando l'inizio dello spettacolo, quando dal palco di un Politeama-Foglietti finalmente gremito di pubblico come non lo si vedeva da tempo, il sindaco Abramo affiancato dal Sovrintendente Casadonte e dal Direttore generale Aldo Costa ha formulato il suo commiato ufficiale dalla guida della città. Non senza commozione, Abramo si è congedato dai suoi concittadini ed elettori.

Tanti e controversi i sentimenti espressi da Abramo sul palco, tra questi l'orgoglio, il dispiacere, la soddisfazione, la gratitudine, anche la solitudine: "Non è facile intervenire senza commozione quando stai per andare via -ha detto- In questi anni ce l'ho messa tutta, molte volte le cose non sono andate per come volevamo, molte volte non sono stato aiutato, mi sono sentito solo, però ho trovato sempre la forza di andare avanti, e mi avete aiutato voi, votandomi, portandomi avanti ed essendo al mio fianco per tantissimo tempo. Questa immagine che sto registrando stasera con i miei occhi voglio portarla nei miei ricordi, non so se altri lo faranno per la figura che ho rappresentato in questa città ma sicuramente la maggior parte lo farà e sin da ora li ringrazio".

Per chiudere, una piccola nota di demerito al pubblico, che ancora oggi, dopo tanti anni di abbonamento alle stagioni del Politeama, non ha imparato il galateo a teatro (gli applausi ad ogni scena sono di grande disturbo per artisti e musicisti) ed una citazione tradotta dal libretto di Meilhac e Halévy per rendere onore a quella Carmen che vive oltre i secoli in ognuna di noi: "Ah! La parola non è galante! Ma che importa! Dai.. ti abituerai, quando vedrai come è bella, la vita errante; per patria l'universo, e per legge la tua volontà! E sopratutto, la cosa inebriante: la libertà! La libertà!"

 

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