Troppe sentenze "bocciate". Un giudice di Pace di Catanzaro mandato a casa dal Csm: il Tar del Lazio conferma il "ben servito"

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La Corte D'Appello di Catanzaro
  26 maggio 2020 19:41

di PAOLO CRISTOFARO

E' stato bocciato oggi, dal Tar del Lazio, il ricorso avanzato dall'ex giudice di pace, M. S. (difeso dall'avvocato Enrico Romano Mastrangelo) - che ha ricoperto l'incarico per due mandati consecutivi, prima a Catanzaro, fino al 2006, poi a Chiaravalle Centrale - contro il Consiglio Superiore della Magistratura e contro il Ministero della Giustizia, per il mancato accoglimento dell'istanza di conferma dell'incarico per il terzo mandato consecutivo. La motivazione, stando a quanto sostenuto dal CSM e contenuto anche nel parere emesso dal Presidente del Tribunale di Catanzaro, è da ricercarsi nell'operato del giudice, alla luce delle sentenze emesse.

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Con provvedimento del 15 settembre 2011 il Consiglio Superiore della Magistratura, motivando le proprie ragioni alla luce di rilievi relativi alla quantità e alla qualità dell'attività giudiziaria svolta, aveva rigettato la domanda di conferma dell'incarico. Nel respingere l'istanza il CSM si era richiamato ai pareri della Sezione Autonoma del Giudice di Pace Consiglio Giudiziario della Corte d'Appello di Catanzaro e del Presidente del Tribunale, entrambi emessi nel 2011. Per il Tar del Lazio, che ha dato ragione al CSM, il ricorso è infondato. Nel parere del Presidente, difatti, "è stato evidenziato che dall'esame dei provvedimenti redatti risultano "numerosissime pronunce riguardanti questioni seriali tutte di irrisorio valore e che hanno comportato uno spropositato contenzioso [...] non essendo stata disposta la riunione nemmeno in casi di connessione".

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Dai rilievi è emerso anche che "numerosissime sentenze emesse sono state tutte impugnate e già riformate, con inutile aggravio per il buon funzionamento della giustizia". Nella motivazione viene menzionato anche "l'allarmante contenzioso di cause seriali pendenti presso l'ufficio, che hanno determinato un sovraccarico di lavoro, per non essere stata disposta la riunione dei giudizi. Le sentenze emesse "sono state impugnate nella quasi totalità dei casi", riporta il dispositivo di sentenza (presidente: Antonio Savo Amodio; estensore: Francesca Petrucciani).

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