Truffa diamanti a Milano. Il Gip: "L'imprenditore Pesce parlava con l'ex senatore Pittelli"

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images Truffa diamanti a Milano. Il Gip: "L'imprenditore Pesce parlava con l'ex senatore Pittelli"
Niccolò Maria Pesce
  25 giugno 2020 17:19

L’imprenditore Nicolò Maria Pesce, titolare della società di consulenza Kamet, è stato arrestato dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano per il riciclaggio dei risparmi investititi da migliaia di risparmiatori truffati. Sequestrati beni per 17 milioni di euro. L'indagine del Pm Grazia Colacicco fa parte dell’inchiesta “Crazy Diamond” del 2019   Le accuse Pesce è stato arrestato, quando i finanzieri hanno anche eseguito un sequestro a suo carico di beni per un valore di 17 milioni di euro. Contestata anche la responsabilità amministrativa degli enti ad una società di consulenza coinvolta nell'attività illecita, ossia Kamet.

"Lui deve stare fermo e zitto adesso". Così l'imprenditore Nicolò Maria Pesce, arrestato oggi per riciclaggio di oltre 17 milioni di euro della maxi truffa sui diamanti, parlava con l'avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia arrestato lo scorso dicembre per concorso esterno in associazione mafiosa in un'inchiesta della Dda di Catanzaro.

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Come emerge dall'ordinanza di custodia in carcere per Pesce, firmata dal Gip Anna Calabi, l'imprenditore era a conoscenza "delle vicende giudiziarie" in cui era coinvolto Maurizio Sacchi, amministratore di Dpi e principale protagonista dell'inchiesta sui diamanti, e parlava con Pittelli che era il legale dello stesso Sacchi, tra gennaio e febbraio 2019. In particolare, il 19 febbraio dello scorso anno Pittelli "informava" Pesce di un sequestro preventivo: "Dpi sequestrata ... questa mattina ... un gran casino c'è anche il riciclaggio (...) quindi fai attenzione".

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E ancora: "La questione di Sacchi è molto molto seria e lui non capisce nulla". E Pesce replicava: "Lui deve stare fermo e zitto adesso". Pesce è accusato di aver ricevuto "in più tranche" da Sacchi, per conto delle società a lui riconducibili, Magifin e Magifin Immobiliare, oltre 20 milioni di euro. Soldi che, si legge nell'ordinanza, transitando dai conti della Kamet, società di Pesce, "venivano trasferiti" sui conti "delle società del gruppo Grenade", riconducibile sempre all'imprenditore.

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