di RITA TULELLI
Un click, un sorriso e subito la foto dei figli finisce su Facebook, Instagram o WhatsApp. È diventata un’abitudine quotidiana: condividere online momenti di crescita, dai primi passi al primo giorno di scuola. Ma dietro questo gesto apparentemente innocuo si nascondono rischi concreti e spesso sottovalutati. Ogni foto pubblicata crea una traccia che non scompare. Ciò che oggi sembra tenero e innocente, domani potrebbe risultare imbarazzante per quel bambino ormai adolescente o adulto. È come costruire un enorme “album pubblico” che non si potrà più chiudere. C’è poi il tema della sicurezza. Le immagini possono essere scaricate, modificate, diffuse senza controllo. Inoltre, piccoli dettagli come la divisa scolastica, un indirizzo sullo sfondo o il nome di un luogo frequentato dai figli possono fornire informazioni preziose a chi non dovrebbe averle. Proteggere i bambini online non significa rinunciare a condividere, ma farlo con consapevolezza: Limitare la visibilità: meglio condividere solo con persone fidate. Evitare dati sensibili: niente indirizzi, scuole o abitudini quotidiane. Pubblicare meno, scegliere meglio: non ogni momento va trasformato in post. Coinvolgere i figli: se sono più grandi, chiedere il loro parere prima di condividere. Essere genitori “digitali” significa anche questo: proteggere i figli non solo nella vita reale, ma anche in quella online. Una foto può sembrare un gesto d’amore, ma pensare a come verrà percepita domani è il modo migliore per prendersi cura di loro oggi.
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