Tulelli: “Quando le parole preparano il terreno: sessismo, colpevolizzazione della vittima e discriminazioni”

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images Tulelli: “Quando le parole preparano il terreno: sessismo, colpevolizzazione della vittima e discriminazioni”
Rita Tulelli
  09 agosto 2025 10:26

di RITA TULELLI

Gli abusi, fisici o psicologici, non nascono nel vuoto. Prima che si manifestino in forme evidenti e riconoscibili, trovano spesso terreno fertile in un contesto sociale che li rende più probabili, più accettati o più difficili da denunciare. Tre meccanismi, in particolare, alimentano questo terreno: le battute sessiste, la colpevolizzazione della vittima e le discriminazioni sottili. La battuta “innocente” sulla donna incapace di guidare o sull’uomo che deve essere sempre forte e dominante può sembrare solo umorismo leggero. In realtà, queste frasi funzionano come piccole iniezioni di stereotipi che consolidano ruoli di genere rigidi.

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Ridendo di queste battute, si contribuisce a rendere “normale” l’idea che alcune persone valgano meno o siano definite unicamente dal loro genere. È un passo silenzioso verso l’accettazione di comportamenti più gravi, perché sposta i confini di ciò che consideriamo accettabile. Frasi come “se l’è cercata” o “poteva dire di no” non solo ignorano la dinamica di potere negli abusi, ma spostano la responsabilità dal colpevole alla persona che ha subito il danno.

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Questa narrazione indebolisce la possibilità di denunciare, perché la vittima teme di non essere creduta o, peggio, di essere accusata. Al contempo, rafforza nei potenziali abusatori l’idea che esistano scuse o attenuanti per le proprie azioni. Le forme più pericolose di discriminazione non sono sempre quelle esplicite. Interrompere sistematicamente una donna durante una riunione, dare meno peso alle sue idee o escluderla da opportunità informali sono micro-comportamenti che, accumulandosi, creano un clima di marginalizzazione.

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Queste micro-discriminazioni erodono la fiducia in sé stessi e nel proprio diritto a essere trattati con rispetto, rendendo più difficile reagire di fronte a un abuso conclamato. Battute sessiste, colpevolizzazione della vittima e discriminazioni sottili non sono episodi isolati: sono parte di un ecosistema culturale che, a volte inconsapevolmente, rende più facile abusare e più difficile opporsi.

Sradicare questi atteggiamenti significa spezzare la catena prima che si arrivi alla violenza. Vuol dire educare al rispetto, riconoscere le micro-aggressioni, e smettere di considerare “esagerata” la sensibilità di chi le denuncia. La violenza non è solo un atto, è un processo. E come ogni processo, può essere fermato prima di arrivare al suo culmine. Ridere di una battuta sessista, accusare la vittima o ignorare una discriminazione sottile può sembrare insignificante, ma è proprio lì, in quei piccoli gesti, che si annida la radice degli abusi.

Cambiare il linguaggio e i comportamenti quotidiani non è un dettaglio di civiltà: è prevenzione concreta.

 

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