Tulelli: "Stalking e cyberstalking: dinamiche psicologiche e conseguenze sulle vittime"

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Rita Tulelli
  24 agosto 2025 11:23

di RITA TULELLI

 Lo stalking non è soltanto un “disturbo fastidioso” o una serie di attenzioni indesiderate: è una vera e propria forma di violenza psicologica che, in molti casi, si intreccia con minacce esplicite e comportamenti persecutori capaci di cambiare la vita della vittima. Con l’avvento del digitale, il fenomeno ha trovato nuove strade nell’ambito del cyberstalking, rendendo ancora più difficile difendersi e riconquistare la propria libertà. Lo stalking si manifesta attraverso una serie di azioni ripetute e invasive  pedinamenti, appostamenti, telefonate insistenti, invio di messaggi o regali indesiderati  che hanno come obiettivo esercitare un controllo sulla vittima.
Il cyberstalking trasporta queste dinamiche nell’ambiente online: e-mail, messaggi privati, commenti pubblici, finti profili e perfino spyware possono diventare strumenti di persecuzione virtuale. La differenza principale? La pervasività: mentre lo stalking “tradizionale” è circoscritto a momenti e luoghi precisi, il cyberstalking invade ogni spazio della quotidianità, raggiungendo la vittima ovunque e in qualunque momento, grazie alla connessione costante. Lo stalker spesso non agisce per un semplice desiderio di attenzione, ma per un bisogno di controllo e di potere. Alcuni profili comuni includono: Lo stalker rifiutato: non accetta la fine di una relazione e cerca di riavvicinarsi con insistenza. Il corteggiatore ossessivo: convince sé stesso che le attenzioni, pur respinte, siano un modo per conquistare la vittima. Il vendicativo: agisce spinto da rabbia, rancore o desiderio di punizione. In tutti i casi, la caratteristica centrale è la difficoltà di accettare un “no” e la trasformazione del rifiuto in una sfida o in un’offesa personale da “riparare”. Le vittime di stalking e cyberstalking non soffrono soltanto di fastidi momentanei. Le conseguenze psicologiche possono essere profonde e durature: Ansia e paura costante, con la sensazione di essere sempre osservati. Disturbi del sonno e calo della concentrazione, che compromettono lavoro e relazioni. Isolamento sociale: spesso la vittima riduce le uscite o interrompe rapporti per sentirsi più sicura. Perdita di autostima: la continua invasione della propria sfera personale mina la percezione di sé. Nei casi più gravi, le vittime sviluppano sintomi simili al disturbo da stress post-traumatico (PTSD): flashback, ipervigilanza, panico al solo pensiero di incontrare lo stalker. Lo stalking crea un paradosso: più la vittima cerca di difendersi, più lo stalker spesso si intensifica nelle sue azioni, percependole come un “gioco di potere”. Nel cyberstalking, inoltre, la traccia digitale rende complicato liberarsi: anche bloccando numeri o profili, il persecutore può reinventarsi e riapparire sotto nuove identità. Parlare di stalking e cyberstalking significa rompere un tabù ancora presente: molte vittime provano vergogna, paura di non essere credute o senso di colpa per “aver permesso” che la situazione degenerasse. In realtà, nessuna responsabilità ricade su chi subisce, ma esclusivamente su chi agisce comportamenti persecutori.

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La via d’uscita passa attraverso la denuncia e il supporto psicologico, oltre che da una rete sociale capace di sostenere la vittima. Solo così si può spezzare il meccanismo di controllo e riconquistare la libertà, sia offline che online.

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