Tulelli: "Tra tablet, LIM e IA: la scuola italiana si adatta al futuro o rincorre il presente?"

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images Tulelli: "Tra tablet, LIM e IA: la scuola italiana si adatta al futuro o rincorre il presente?"
Rita Tulelli
  31 maggio 2025 12:59

di RITA TULELLI

Negli ultimi dieci anni, la scuola italiana ha attraversato una trasformazione significativa, inizialmente spinta dall’introduzione delle tecnologie digitali e successivamente accelerata dalla pandemia. L’adozione di strumenti come la LIM (lavagna interattiva multimediale), i tablet, la didattica a distanza e, più recentemente, le applicazioni basate sull’intelligenza artificiale ha segnato un percorso verso una modernizzazione dell’ambiente scolastico. Tuttavia, la transizione digitale non appare omogenea. Sebbene esistano istituti dotati di aule multimediali, laboratori con stampanti 3D e connessioni in fibra ottica, molte scuole si confrontano ancora con infrastrutture inadeguate, dispositivi obsoleti e carenze nella formazione del personale docente. Il divario digitale non si limita quindi alle risorse materiali, ma si estende a un livello culturale e professionale. L’integrazione efficace delle tecnologie nella didattica non si esaurisce nell’uso strumentale delle piattaforme. Saper operare con un software o proiettare contenuti non equivale a ripensare la metodologia didattica in chiave digitale. L’uso consapevole degli strumenti richiede competenze pedagogiche specifiche, che permettano di sfruttare il digitale per favorire l’apprendimento attivo, la personalizzazione dei percorsi e lo sviluppo del pensiero critico.

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L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella didattica apre inoltre interrogativi di tipo etico e metodologico. La diffusione di applicazioni capaci di generare testi o correggere automaticamente solleva dubbi sull’autenticità dei compiti svolti dagli studenti, ma anche sull’opportunità di trasformare questi strumenti in risorse educative piuttosto che in meri facilitatori. Un altro nodo critico riguarda le competenze digitali degli studenti stessi. Nonostante l’uso quotidiano di dispositivi e social media, molti giovani non possiedono una vera alfabetizzazione digitale. Spesso mancano le capacità per valutare la qualità delle fonti, utilizzare software in modo produttivo o comprendere i meccanismi dietro le tecnologie che impiegano. Di fronte a queste sfide, appare necessario un ripensamento dell’educazione digitale in chiave sistemica. Occorre costruire un curricolo verticale che parta dalla scuola primaria, investire in modo stabile nella formazione continua dei docenti e adottare modelli didattici più flessibili, capaci di integrare il digitale in modo significativo e non accessorio.La tecnologia, da sola, non basta a innovare la scuola. Perché il processo di digitalizzazione sia davvero efficace e inclusivo, è indispensabile un cambiamento profondo nella cultura scolastica. Serve una visione pedagogica che ponga il digitale al servizio dell’apprendimento, promuova la collaborazione e favorisca l’inclusione. Solo così sarà possibile costruire una scuola capace di affrontare le sfide del presente e preparare i cittadini del futuro.

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