Tulelli: "Uscire dal ciclo del “bad boy”, come riconoscere i segnali di una relazione disfunzionale"

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Rita Tulelli
  05 luglio 2025 09:35

di RITA TULELLI 

C’è un fascino magnetico, quasi ipnotico, che alcune donne provano verso gli uomini che sembrano incarnare il brivido del proibito. Sono sicuri di sé, carismatici, imprevedibili e sfuggenti, capaci di farci sentire vive e desiderate come mai prima. Li chiamiamo “bad boy” proprio perché sfidano le regole, perché sembrano indomabili, liberi, fuori dagli schemi. Ma dietro quella maschera di irresistibile seduzione, spesso si nasconde una trappola emotiva che può trasformarsi in un ciclo tossico, un’altalena di emozioni che logora l’autostima e rende difficile distinguere tra amore e dipendenza. La psicologia spiega che il bad boy attrae perché sprigiona un’energia che destabilizza e al tempo stesso accende il desiderio di conquista. La loro imprevedibilità alimenta un meccanismo di ricompensa intermittente, lo stesso che tiene le persone agganciate alle slot machine: quando arriva un messaggio dopo ore o giorni di silenzio, il cervello rilascia dopamina e si crea una dipendenza emotiva. Per molte donne il bad boy diventa una sfida, l’illusione di poterlo cambiare con abbastanza amore, pazienza e dedizione. Ma la verità è che questi uomini raramente vogliono cambiare, perché traggono forza proprio dal mantenere il potere emotivo nella relazione. Riconoscere i segnali di una relazione disfunzionale non è semplice quando ci si trova coinvolte in prima persona. All’inizio c’è la fase dell’idealizzazione: lui ti riempie di attenzioni, ti fa sentire unica, ti mette su un piedistallo e ti fa credere che il legame tra voi sia speciale e irripetibile. Poi, quasi senza preavviso, arriva la svalutazione. Diventa freddo, distante, ti ignora per giorni o inizia a sminuire i tuoi bisogni facendoti sentire esagerata, troppo sensibile, persino colpevole delle sue reazioni. È un meccanismo che crea montagne russe emotive: passi dall’euforia all’ansia, dalla felicità alla paura di perderlo, senza mai trovare un equilibrio. Ogni volta che cerchi di parlargli, riesce a rigirare la situazione su di te, insinuando il dubbio che tu sia il problema.

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Questa manipolazione sottile, conosciuta come gaslighting, mina la capacità di fidarti del tuo stesso giudizio e ti lega ancora di più a lui, nella speranza di recuperare la versione affettuosa che ti aveva incantata all’inizio. Uscire da questo ciclo non è facile perché si scambia la passione per amore, l’adrenalina per intensità, il dramma per profondità emotiva. Spesso ci si convince che basterà restare abbastanza a lungo, dare abbastanza amore, per vedere l’uomo che si ama finalmente trasformato.

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Ma quello che manca non è la persona in sé, bensì la calma, la reciprocità e il rispetto che una relazione sana dovrebbe portare. La difficoltà sta anche nel rompere con le convinzioni che ci tengono bloccate, come “Posso aggiustarlo” o “Forse cambierà per me”, frasi che si ripetono nella mente e che raramente trovano conferma nella realtà. Il primo passo per liberarsi è riconoscere la dinamica tossica e smettere di giustificare i suoi comportamenti. È fondamentale lavorare sulla propria autostima, perché spesso la radice di queste relazioni si trova nella paura di non meritare di meglio. Solo quando impari a rimetterti al centro puoi interrompere il circolo vizioso. Il distacco emotivo passa anche attraverso il taglio dei contatti: bloccare il suo numero, smettere di seguirlo sui social e creare uno spazio in cui puoi iniziare a disintossicarti dalla dipendenza affettiva. All’inizio può sembrare una perdita enorme, come se ti stessi privando di un’emozione unica, ma con il tempo scoprirai che quella relazione ti consumava molto più di quanto ti nutrisse. Uscire dal ciclo del bad boy significa anche imparare a riconoscere l’amore sano. L’amore vero non è fatto di ansia, silenzi punitivi e lotte per essere scelte ogni giorno. L’amore vero è rispetto, presenza, ascolto, crescita reciproca. Lasciare andare chi ti ferisce non è debolezza, ma l’atto più coraggioso che puoi fare per te stessa. Non è la fine di una grande storia: è l’inizio di una nuova narrazione, quella in cui finalmente sei tu la protagonista e impari che non serve soffrire per sentirsi amate.

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