di Pietro Marino*
Calabria, il luogo in cui opererebbero una vasta pletora di associazioni autodichiarate a tutela animale, il luogo in cui le preposte figure atte alla sanità pubblica ad ampio spettro, dovrebbero essere efficienti ed efficaci nel dare una concreta e tangibile risposta al fenomeno del randagismo. Una delle regioni in cui si assiste ad una elevata incidenza di maltrattamento animale correlato a quello umano e pertanto a quello ambientale. In buona sostanza, il luogo in cui, malgrado colonia della Magna Graecia, non si considera né cultura né civiltà né pietas in quanto si descrive nel quotidiano, una feconda carenza di cultura verso esseri viventi diversi da noi. Trovo che la situazione randagismo, rispetto allo scorso ventennio, è certamente peggiorata e sicuramente andrà peggiorando malgrado gli slogan pubblicitari lanciati da associazioni che tengono solo a prelevare animali e a stipulare convenzioni. L'ennesimo rimaneggiamento di un DCA in materia di randagismo, che malgrado i costi tende per l'ennesima volta, su carta, a far cambiare tutto affinché tutto resti come è. Infatti in questa regione continuano ad esistere canili superpopolati e sempre più spesso si pone l’accento su un costante manifestarsi di giostre canine interregionali da cui chiaramente si può evincere quale sia lo scopo.
Più di 60 milioni gli animali d’affezione in Italia, di cui 7,3 mln di gatti, 7 mln di cani. Il mercato dei prodotti per l’alimentazione del cane e del gatto nel 2018 ha sviluppato un giro d’affari di 2.082 milioni di euro, in crescita a valore del 1,5% rispetto all’anno precedente, con un tasso di sviluppo superiore a quello del largo consumo confezionato (+0,1% nel 2018). Secondo il Rapporto Italia 2019 dell’Eurispes, un terzo degli italiani ha almeno un animale domestico (33,6%), in particolare crescono le famiglie che accolgono 2, 3 o più pet e nella maggior parte dei casi, si tratta di cani (40,6%) e gatti (30,3%). Ma allora per quale motivo in Italia esistono moti casi di maltrattamento e molti canili?
Malgrado le dinamiche del randagismo si svolgano a breve distanza da ognuno di noi, non si vogliono comprendere le esatte conseguenze e non si vogliono saper le reali dimensioni. Questo perché? Ce lo chiediamo spesso anche noi di Vitambiente e molto spesso indaghiamo per comprendere quanto sopra esplicitato ma poi arrivati agli scranni del potere ci si ritrova ad avere delle risposte tipiche delle personalità di gomma, rilasciate con molta timidezza ed in formula del tutto lasciva.
Pur tuttavìa, per riuscire a delineare un quadro generale del “canilismo” dobbiamo fare alcune analisi in merito: in Italia risultano 434 canili sanitari e 766 rifugi dei quali 114 assolvono entrambe le funzioni. Un totale di 1.200 canili, di cui il 44% lo troviamo a caratterizzare il paesaggio mediterraneo del Mezzogiorno. Inversa la situazione per quanto riguarda i gattili, quasi inesistenti al Sud e nelle Isole, che ne registrano appena 7 contro i 94 del Centro Nord. Scarsa attenzione anche per le colonie feline (7.934 colonie registrate contro le 53.944 del Centro Nord) e per la sterilizzazione dei gatti (poco meno di 15.000 contro i poco più di 54.000 del Centro-Nord).
Da porre sotto seria considerazione anche il calo delle adozioni registrato nel 2017: -3.704 cani rispetto al 2016, confermando così il trend negativo evidenziato lo scorso anno, quando si era registrato un calo di 3.048 adozioni. Un fenomeno che riguarda tutte le regioni, ad esclusione di Lazio, Emilia-Romagna, Molise e Valle d’Aosta, e che trova una spiegazione anche nelle aumentate
difficoltà degli italiani a causa della crisi economica. In Italia, purtroppo, vivere con un cane o un gatto è considerato un lusso: sulle cure medico veterinarie e alimentazione degli animali da compagnia si applica l’IVA.
Tutto ciò premesso ben chiarisce per quale motivo il fenomeno del randagismo sia destinato ad un continuo crescendo. Malgrado tutte le pubblicizzate iniziative che essenzialmente vertono verso un mero marketing, gli interventi da prendere in considerazione, devono essere tangibili ed applicabili a seconda del territorio in cui ci si contestualizza. Ponendo certamente in rilievo la sanità ed il benessere degli animali in questione. Ma lo scalpore e pertanto i soldi da stanziare, saltano fuori da quello che comunemente viene definito stato stato di necessità. Nessuno pone in risalto il fatto che gli animali, in questo caso i cani siano degli esseri sensienti e che pertanto vengono traumatizzati a partire dall’abbandono, a seguire poi nelle fasi di accalappiamento e detenzione che molto spesso si protrae per tutta la durata della loro vita.
Il cane domestico ha subito una sua evoluzione condizionata dall’eccessivo rapporto antropico che ha avuto la meglio sia sul genotipo che sul suo morfotipo. Abbiamo le razze più disparate e molte altre ne stanno creando. La loro morfologia certamente non li rende più idonei alla vita in libertà né urbano né silvestre, molte tare genetiche infatti gravano sulla loro testa. Basti pensare ad un carlino ad un cavalier king ma anche al buldog, quando abbandonati questi cani riescono a compiere un ciclo riproduttivo e poi si ritrovano debilitati poiché affetti dalle più disparate patologie e specie al sud la Leishmaniosi miete costantemente vittime, tanto più nei canili dove la concentrazione dei positivi e le cattive condizioni di managment predispongono alla proliferazione dell’ insetto vettore, il flebotomo e pertanto ai contagi . A tal proposito vorrei ricordare che tale patologia oltre ad essere cronica è anche una zooantroponosi.
In riferimento alla criminalità organizzata campana, le ultime relazioni semestrali della DIA, per la prima volta, attestano gli interessi della criminalità organizzata nella gestione dei canili. L’attività svolta dai Gruppi Ispettivi Antimafia, hanno potuto porre in chiaro le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore degli appalti da cui si evince un certo rapporto coesistente tra la gestione dei rifiuti urbani piuttosto che l’accoglienza dei clandestini , agli interessi per i piani regolatori e le costruzioni edilizie. (Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sulle attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia.Gennaio - Giugno 2018, pag. 126).
In merito alla criminalità calabrese, invece, sono riportati due casi: «La complessa attività di indagine ha portato allo scioglimento, nel mese di novembre, del Consiglio comunale di Isola Capo Rizzuto. Dalla lettura della proposta di scioglimento a firma del Ministro dell’Interno, si evincono, anche in questo caso, forme di ingerenza sull’Ente da parte della criminalità organizzata e, per quanto attiene ai lavori ed ai servizi pubblici, un reiterato ed artificioso ricorso all’affidamento diretto o a gare a procedura ristretta, per importi di modesta entità, che hanno investito anche il servizio di refezione scolastica, quello di pulizia degli uffici comunali e quello di custodia e mantenimento dei cani randagi». (Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sulle attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia. Luglio - Dicembre 2017, pag. 40).
Mentre il secondo caso calabrese, più complesso: «Con l’operazione “Happy Dog” (P.p. 3484/14 RGNR DDA, 666/16 RG GIP DDA e 15/16 ROCC DDA, eseguita il 21 giugno 2018), conclusa a giugno dalla Polizia di Stato a Taurianova, Locri, Gioia Tauro (RC), Lamezia Terme (CZ), Melissa (KR) e Gudo Visconti (MI), è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con minaccia e violenza, intestazione fittizia di beni e truffa, condotte tutte aggravate dal metodo mafioso. L’indagine è la sintesi di due attività investigative che hanno visto, come vittima, un imprenditore del settore canino della Locride.
Ma la zoomafia resta sempre ad osservare, aspetta lo stato di emergenza, i cani fruttano soldi e quando, a seguito di una denuncia sporta nel 2014 dall’imprenditore, costretto a rinunciare al servizio di custodia ed assistenza di cani randagi del comune di Taurianova, aggiudicato a seguito di appalto pubblico, i giochi incominciano a scoprirsi. Tale rinuncia avrebbe favorito due fratelli imprenditori taurianovesi (ritenuti contigui, alla cosca Zagari-Viola-Fazzalari), la cui società era stata affidataria del servizio fino a quando non era stata estromessa dalla partecipazione alla nuova gara a causa di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria. Il secondo filone investigativo scaturisce da un’ulteriore denuncia sporta nel 2016 dal medesimo imprenditore per delle estorsioni esercitate da alcuni esponenti della cosca Belcastro-Romeo di S. Ilario dello Jonio (RC) e della cosca Papalia di Platì (RC)» (Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sulle attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia. Gennaio - Giugno 2018, pagg. 28-29).
Il 21 giugno 2018, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e del Commissariato P.S. di Bovalino, hanno eseguito l’Ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal G.I.P. presso il locale Tribunale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Dr. Giovanni Bombardieri, nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata tale procedimento prende il nome di “Operazione Happy Dog”.
Anche la tratta dei cuccioli diviene argomento di studio ed analisi dei Vertici Nazionali Antimafia, di Contromafie e anche della Commissione Parlamentare: «Risulta, riconducibile a organizzazioni criminali operanti, in particolare, in Ungheria e nella Repubblica Ceca. Insomma il fenomeno della cosiddetta “zoomafia”, come possiamo appunto apprezzare, abbraccia un vasto arco di personaggi che svolgono le più disparate funzioni nel sistema economico sociale.
Tutto ciò premesso, considerando le ampie variabili che opereranno in tale contesto, e le risultanze dell’analisi realizzata dal comitato scientifico sanità e benessere animale Vitambiente retta dal dottor Marco Madrisio, serve specificare che Vitambiente, naturalmente si pone dalla parte della Natura, del comportamento Animale e pertanto dell’Etologia. Inoltre, come Associazione operante sul territorio regionale tiene a precisare vi siano altre alternative da poter perseguire ponendole a supporto della Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 203 del 30 agosto 1991 che necessariamente devono essere intraprese affinchè si riducano drasticamente gli abbandoni, i maltrattamenti, gli incidenti, le ibridazioni intraspecifiche con il lupo o con il gatto silvestre e si migliorino le regole di una atavica convivenza voluta mediante un processo di domesticazione operato dall’animale umano affinchè potesse trarre vantaggio dall’animale.
*Avvocato e presidente di Vitambiente
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