“Mai più soli” è il titolo che il Coordinamento delle Associazioni di Salute Mentale (CASM) ha scelto per la prima Conferenza regionale sulla Salute Mentale che avrà luogo il 4 aprile alla Cittadella Regionale. In realtà non si tratta solo di un titolo, bensì di un invito, rivolto a quanti patiscono le conseguenze dello stigma sociale nei confronti della malattia mentale, a non rinchiudersi nel silenzio della propria solitudine. L’essere riusciti, infatti, a creare una rete che ricomprende diverse realtà associative e le istituzioni, quasi impensabile fino a qualche anno fa, è il segnale di speranza che la Conferenza intende dare, e che è stato ben delineato nel corso della presentazione pubblica dell’evento, venerdì 1 aprile nella Sala Giunta dell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro.
“Il primo nucleo del CASM è nato sul palco del teatro Politeama, durante lo spettacolo dell’associazione “Fiori del deserto”, la prima vera occasione di incontro tra le istituzioni e le associazioni impegnate nel campo della salute mentale – ha spiegato la presidente del CASM, Rosaria Brancati, durante la conferenza stampa sapientemente moderata dal conduttore televisivo Domenico Gareri – Da allora il CASM si è rafforzato, ha intessuto relazioni, grazie anche al percorso formativo svolto all’interno di FQTS, avendo sempre l’obiettivo di alleviare le sofferenze di tante famiglie e di prevenire la malattia mentale”.
Nell’organizzazione della prima Conferenza regionale il CASM ha potuto contare sull’apporto di partner sociali (Forum regionale del Terzo Settore, Comunità Competente, Comunità Progetto Sud, Comunità di Accoglienza (CNCA), Fish Calabria e Unasam) e sul patrocinio della Regione Calabria (rappresentata per l’occasione dalla dirigente del Dipartimento alla Sanità Iole Fantozzi e dalla dirigente del settore della salute mentale, Tommasina Pelaggi). Ma anche altre associazioni e realtà importanti, come il CSV Calabria Centro, nelle persone del presidente Guglielmo Merazzi e del direttore Stefano Morena, non hanno voluto mancare alla presentazione di quello che è il primo evento di tal sorta in Calabria sulla salute mentale.
Dovunque si guardi, infatti, la mancanza di servizi e personale acuisce lo stato di impotenza di molte famiglie calabresi che non sanno cosa fare con i loro figli: “Spesso si tratta di giovani di quaranta, cinquanta anni, che rimangono “ragazzi” per tutta la vita, e che escono ed entrano negli ospedali senza intravedere possibilità di cambiamento, se non essere ricoverati nelle RSA – è il drammatico resoconto di Lidia Rizza, presidente dell’associazione “Strada facendo” di Crotone nonché aderente al CASM- Eppure guarire si può, non nel senso del ripristino della vita com’era prima, ma del rimanere comunque fedeli a se stessi, purché l’intervento sia mirato e avvenga nell’immediato”.
Anche Paolo Morabito, vicepresidente di “Altea” di Reggio Calabria, ha insistito sull’opportunità di un “cambiamento culturale” dei servizi che sia in grado di offrire assistenza ininterrotta a chi soffre e ai propri familiari, a partire dal rafforzamento dei centri diurni e dal riconoscimento dei posti letto mancanti nelle RSA. La Conferenza del 4 aprile non solo cercherà di dare risposte ai mille interrogativi che una materia talmente vasta e complicata suscita, ma soprattutto di gettare le basi per far sì che la regione possa finalmente dotarsi degli strumenti operativi necessari, quali il Piano per la Salute Mentale e il budget di riferimento, in modo che – come ha tenuto a precisare Marina Galati, presidente di CNCA – le persone che vivono la sofferenza possano rendersi protagoniste dei propri progetti di vita individualizzati che mettano al centro la casa, la socialità, il rendersi parte attiva di una comunità. Ed intanto un primo importante passo è stato compiuto dalla società civile organizzata, che con la prima Conferenza regionale si prefigge di abbattere il pregiudizio e l’ignoranza nei confronti della malattia mentale garantendo, innanzitutto, la giusta informazione.
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