di ALESSIA DE SANTO
La sanità calabrese è in perenne affanno. Da oltre 14 anni vige uno stato di commissariamento che, strettamente legato all’applicazione del piano di rientro, ha segnato la crescita dell’offerta sanitaria pubblica su tutto il territorio regionale e soffocato i bisogni di cura delle cittadine e dei cittadini calabresi.
In questi anni sono stati chiusi 18 ospedali, sono stati effettuati tagli lineari, è stato bloccato il turnover del personale medico e sanitario, non sono stati stabilizzati tutti i precari. A fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente più bassa in sanità si registra in Calabria con 1.748 euro. Però, mentre si tentava di frenare la crescita dei costi del sistema sanitario allo stesso tempo si impediva al Servizio sanitario regionale di attuare nei fatti la sua universalità.
Lo dimostra il dato monstre relativo all’emigrazione sanitaria che, in questi anni, ha sforato la soglia dei 200 milioni di euro e mette in risalto la necessità di chi ha bisogno di cure in Calabria di rivolgersi a strutture sanitarie di altre regioni e, purtroppo, questo non solo per problemi di salute di difficile comprensione o risoluzione ma, da qualche tempo a questa parte, anche per problemi di natura meno rilevante. tra ricoveri e visite la Regione Calabria spende quasi 142 euro pro capite per pagare le cure dei suoi pazienti nel resto d’Italia. Il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie di Regioni non confinanti.
Questo dato evidenzia non solo lo storico ritardo, strutturale e professionale, delle nostre strutture sanitarie pubbliche ma sottende anche una sempre più alta percentuale di sfiducia nei confronti della sanità calabrese.
In Calabria mancano i medici di famiglia, è allarme: in Calabria nel 2026 saranno 135 in meno. Nei fatti il deficit di medici di medicina generale si attesta ad oltre 3100 professionisti. La stessa carenza di professionisti si riscontra presso gli ospedali calabresi. Secondo la Regione Calabria, nel territorio i medici mancanti - considerando tutte le specializzazioni - sono 2.500. Sono 450 le richieste di trasferimento all’estero. Per rimediare a questo deficit e sostenere l’impegno sanitario presso alcuni ospedali spoke della Calabria, particolarmente della provincia di Reggio Calabria, la Regione è ricorsa all’aiuto dei medici cubani come risorsa emergenziale.
In Calabria, poi, non si disdegna il ricorso ai cosiddetti medici gettonisti: Si tratta di liberi professionisti che sono in servizio su turni di 12 ore. In assenza di regole e controlli, possono accumulare anche due/tre turni di fila fino a lavorare 36 ore consecutive.
Ma vediamo i costi dei medici cubani e dei gettonisti. I medici cubani, come stabilito nel contratto con la Regione, guadagnano quasi 35 euro all’ora, mentre un medico gettonista può arrivare a percepire fino a 150 euro. Per capire quale è lo stato dell’arte dell’impegno economico e professionale delle istituzioni sulla sanità in Calabria abbiamo analizzato i Piani del fabbisogno per il 2024 delle Aziende sanitarie provinciali delle cinque province calabresi e lo stesso abbiamo fatto rispetto alle necessità di personale avanzate dalle Aziende ospedaliere operanti nel contesto territoriale della Calabria e abbiamo evidenziato i dati più importanti.
Dall’analisi di questi dati, poi, scaturiscono le nostre proposte per il miglioramento del Servizio sanitario regionale che approfondiremo in coda a questo lavoro di approfondimento. Importante ragionare su questi dati e riuscire a trovare una soluzione per poter evitare il flusso migratorio sanitario dalla nostra regione.
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