Il 'mercato perfetto', la tesi filosofica del giovane catanzarese Niccolò Ruscelli

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  30 gennaio 2024 17:26

Grande risalto sta avendo tra gli opinionisti  la teoria filosofica di un ragazzo di Catanzaro, il rappresentante in seno alla consulta DiGES all'Università magna Grecia di Catanzaro, Niccolò Ruscelli. Qui a seguire il testo che riflette il pensiero del giovane filosofo, intitolato "Mercato perfetto"

"Viviamo immersi in un mercato perfetto, che trascende la sua forma economica e si estende anche come forma di società. In questo contesto, la ricerca di un guadagno a tutti i costi è alimentata dalla comodità del mondo moderno. Nel mercato fisico, se un prodotto risulta difettoso ci sono due opzioni: gettarlo via o richiedere l’intervento di un terzo per sistemarlo. Tuttavia, il mercato in cui ci troviamo è così “perfetto” che non richiede la presenza di un terzo come mediatore. Al contrario, il prodotto stesso ha la capacità di autocorreggersi. E in questa riflessione, il prodotto a cui ci riferiamo siamo proprio noi, esseri umani. La più rilevante trappola in cui l’uomo sia mai caduto è il suo spasmodico conformismo a canoni, alcuni dei  quali sono inarrivabili, altri disprezzano i suoi tempi di realizzazione e altri ancora si compiacciono nel contemplare le sue aspirazioni sanguinarie.

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Abbiamo trascorso il tempo a venerare statue rappresentanti divinità, ma ora ci lasciamo guidare con uguale devozione da un banale cartellone pubblicitario. I canoni che ci vengono imposti come requisiti ineludibili per conformarci al gregge possono essere considerati come assiomi volti a forgiare il mercato. Questo assioma vincolante, che assurge a una divinità sadica ed implacabile, si dimostra un faro ingiusto, trascinando metà delle navi verso il naufragio, mentre “salva” le altre, non per bontà, ma per crudeli casualità. Le persone più insicure, quando non riescono a rientrare nei canoni, indipendentemente se tali canoni riguardino la loro professione, bellezza o carattere, cercano di auto-aggiustarsi, di modificarsi... Essi, sono marionette che si sforzano di diventare altre marionette, con peculiari differenze. Talvolta, coloro che non riescono ad accontentare la massa decidono di autoeliminarsi. Nel mercato perfetto, ci si rallegra della selezione naturale, in cui l’autoeliminazione del lotto difettoso e la sua scomparsa suscitano gioia... Il più rapace utilitarismo è capace di svuotare di senso la vita stessa e ridurla a mero mezzo economico. Un paradosso umoristico: dire di essere liberi mentre siamo solo marionette nelle mani di rapaci burattinai. 

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L’aborto dell’anima si applica nel momento in cui una vita ha pari trattamento solo se è efficiente nella produzione, in caso contrario la sua alienazione dalla società è il  sintomo della pestilenza del sistema. Consegniamo il nostro prezioso tempo, le nostre preziose giornate, e l'indennizzo salariale che ci è conferito diventa una specie di ristoro per ciò che ci è stato sottratto, ma la nostra identità e il nostro tempo non hanno un’etichetta  con il prezzo, perciò vendiamo l'invendibile per comprare la possibilità di viverlo. La crisi dell'uniformità si manifesta in un delirio spasmodico del nostro modo di esistere, nel quale la sovrastruttura capitalista è erroneamente considerata una realtà. Tuttavia, in realtà, si tratta di fissare lo sguardo su un punto immobile inesistente, osservandolo con tale intensità da sfiorare l'allucinazione, credendo erroneamente di discernere qualcosa."

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Il dottore in Storia e Filosofia Leonardo Lanatà, commenta la pubblicazione del ragazzo affermando: "L'articolo offre un punto di riflessione su quello che, a mio parere, risulta essere il più grande male della nostra era. Ci siamo illusi che le azioni gloriose dei nostri antenati, nei secoli precedenti, abbiano messo fine alla tirannide, ma il trono rimasto vuoto, è stato riempito molto presto dal più potente dei padroni. Questo è stato creato dalla società contemporanea, e fonda il suo potere sull'ambiguità e sull'invisibilità. Appare difficile accettare di essere schiavi, in un mondo in cui la schiavitù è stata fatta passare come qualcosa di superato, appare ancora più difficile accettare che le catene attorno al nostro collo, siano state messe da qualcosa di immateriale, senza volto. L'articolo offre sicuramente degli spunti originali in tal senso, la marionette sembrano porgere in modo quasi consapevole, i propri fili al burattinaio del conformismo, e in fondo la principale differenza dal passato è proprio questa complicità del nostro essere profondamente celato nella nostra arroganza". 

Interessante spunto del pensatore Lanatà, che rappresenta un aggiunta importante ad una riflessione cruda, ma ben organizzata di una visione che può rispecchiare la società moderna.

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