Bene di lusso, per definizione, è un oggetto destinato a un consumo superfluo; catalogati come tali, assorbenti e tamponi, inItalia vengono tassati con iva pari al 22%, anacronisticamente a quanto accade in altri paesi europei ed extraeuropei in cui gli stessi vengono tassati con iva ridotta al 4% o addirittura resi gratuitamente.
Baluardo è la vicina Scozia , che attenta alle necessità delle donne e per contrastare il fenomeno della “povertà mestruale” distribuisce tali prodotti gratuitamente a chiunque ne avesse bisogno.
Opponendosi all’evidente noncuranza del tema, molte scuole e università hanno deciso di andare incontro alle esigenze di tutte ledonne e creare una Tampon Box , una scatola che aiuta le donne al grido “se hai bisogno prendine uno , se puoi lasciane.“ e che distoglie dall’imbarazzo della richiesta , derivante da una società , forse, non ancora pronta ad accettare la natura in tutte le sue forme. Necessità, bisogno è di questo che stiamo parlando; il ciclo non è un lusso e non è una scelta. In un luogo di conoscenza e formazione come l'università non si può che attenzionare un problema di così grande rilevanza, incidente sulla libera determinazione finanziaria non solo delle donne ma anche dell'intero nucleo familiare.
Anche tra le istituzioni si è accesa la flebile fiamma del cambiamento; nel 2019 infatti, viene presentato in Commissione finanze alla Camera del Partito democratico un emendamento proposto dal deputato Laura Boldrini che prevede la riduzione dell’aliquota iva dal 22% al 10%, sottoscritto da 32 deputate, rigettata però successivamente dal Parlamento.
Ogni donna ha circa 540 cicli mestruali nell’arco della propria vita e saranno pertanto spesi 4.320 €.
“Noi studentesse dell’associazione Artù- scrive il movimento dell’Università Magna Græcia di Catanzaro- dopo il successo avvenuto nell’Università statale di Milano, attraverso un’istanza inviata al nostro rettore ,abbiamo deciso di proporre l’iniziativa che prevede l’istallazione di distributori di assorbenti e prodotti igienici femminili nelle sedi del nostro ateneo. Siamo noi, adesso, che possiamo fare la differenza.
Il ciclo non è una scelta, così come non lo è l’acquisto di assorbenti e prodotti igienici femminili, ma la solidarietà lo potrà essere”.
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