“Ergastolo ostativo. Percorsi e strategie di sopravvivenza”: è il titolo della tesi di laurea che Salvatore Curatolo, sessantacinque anni, condannato all’ergastolo ostativo per reati di mafia, ha discusso ieri, martedì 20 luglio, nella sala teatro del carcere di Catanzaro, conseguendo il voto di 110 e lode. L’uomo ha raccontato se stesso accendendo i riflettori con una consapevolezza facilitata dalla scrittura autobiografica su ciò che gli ha consentito di sopravvivere in senso psicologico e fisico alla detenzione, ventotto anni ininterrotti di reclusione di cui dodici in regime di 41 bis. Relatore della tesi il professor Charlie Barnao, docente di Sociologia all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e delegato del Rettore per il “Polo universitario per studenti detenuti”.
Barnao spiega il metodo dell’autoetnografia al centro di questo lavoro partito dalla descrizione delle regole, dei ruoli sociali, della dimensione culturale delle carceri: “Il metodo dell’autoetnografia - afferma il professore - rientra nell’ambito più generale dell’etnografia. Ma mentre con l’etnografia il ricercatore studia le ‘culture altre’ per comprendere i soggetti al centro della sua ricerca, con l’autoetnografia il ricercatore è nel contempo osservatore e osservato, l’autore e il focus della storia. Lavori autoetnografici di questo tipo - sottolinea ancora Barnao - possono servire a valorizzare aspetti della personalità utili per determinati percorsi di adattamento; ciò può assumere anche una significativa valenza dal punto di vista educativo e rieducativo”.
“In particolare - prosegue il docente dell’ateneo catanzarese - nella tesi di Curatolo emerge il ruolo centrale dell’istruzione. Per quest’uomo che non aveva neanche la quinta elementare, studiare in carcere e arrivare alla laurea in sociologia è stato un modo per avvicinarsi con nuovi argomenti di discussione alle persone a lui più care”.
“La tesi - dichiara ancora Barnao - è frutto di un percorso introspettivo lungo e faticoso”. “Un lavoro - conclude il docente - reso possibile anche grazie alla grande disponibilità e collaborazione dell’istituto penitenziario di Catanzaro, diretto dalla dott.ssa Angela Paravati, e dell’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro con il suo Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia (Diges) diretto dal professor Geremia Romano. Il professor Romano, che è anche presidente del Senato accademico, ha presieduto la commissione di laurea”.
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