Martina figlia di avvocati il primo giorno di scuola in prima sa già leggere e scrivere magnificamente, Mohamed figlio di immigrati non parla bene l'italiano ma disegna benissimo, Daniele dovrebbe avere il sostegno perché iperattivo ma, di fatto non ce l'ha, ha però una voglia matta di imparare. Poi c'è Luca, riconosce solo le vocali e vuole ancora giocare, Alberto è bambino autistico con problemi comportamentali, un bambino ad "alto funzionamento”, ne siamo consapevoli, lo vediamo dal suo sguardo, ma non sarà certo facile dimostrare le sue competenze. E che dire di Giorgia, per quanto si sforzi non riconosce neanche la A, quindi sorride a denti stretti e cerca di nascondersi per non essere chiamata a leggere.
I nomi non corrispondono alla realtà ma questo spaccato fotografa fedelmente la situazione di ogni classe prima, composta da alunni meravigliosamente diversi fra loro che si affacciano con tanta emozione al primo vero impegno della vita. Sarà compito di noi maestre dare a tutti gli strumenti e le opportunità di apprendimento per affrontare il proprio percorso scolastico e di vita, rispettando anche i tempi, le differenze e la personalità di ciascuno.
Dopo sei mesi di scuola tutti hanno profuso impegno, energia ed entusiasmo, molti si sono scontrati con difficoltà impreviste.
Poi la chiusura per il Covid-19 e la nostra vita è stata stravolta, i nostri rapporti sociali destabilizzati. I bambini, in particolare, hanno sperimentato il significato della “rinuncia". Rinuncia del quotidiano, rinuncia al sorriso del compagno di banco, rinuncia alla carezza della maestra. Poi l'arrivo della Dad che, con tutti i suoi limiti e le sue carenze, è rimasto l'unico modo per "arrivare" ai nostri bambini. Ci siamo impegnati tutti per dimostrare che ci si può accarezzare anche a distanza. Quindi oltre ad un percorso squisitamente didattico volto a far conseguire le competenze necessarie, abbiamo esteso questa modalita organizzando recite, viaggi, feste, virtuali certo, ma pur sempre suggestive e con il preciso scopo di emozionarci!
Ma la vicinanza, il "corpo a corpo", il calore degli abbracci, quella parte di linguaggio non verbale attraverso il quale passano le cure educative, ecco quello proprio non ce l'abbiamo fatta a "simularlo".
Allora 10 a tutti ed a ciascuno! 10 per promuovere l'impegno, 10 per evidenziare le grandi difficoltà della didattica e non per penalizzare chi ha avuto problemi di connessione, 10 per ringraziare le famiglie dell'impegno e per rimarcare l'inadeguatezza del voto nel valutare i bambini così piccoli, 10 per incoraggiare a pensare che la scuola primaria sia un luogo dove è possibile far emergere le abilità di ciascuno e dove le debolezze vengono accolte e superate, ed ancora 10 perché i bambini sono piccole persone sensibili, innocenti, spaventati, euforici, curiosi; per loro tutto è nuovo, meravigliosamente nuovo, come la vita che li attende...
"L'obiettivo principale della scuola è quello di creare uomini capaci di fare cose nuove e non semplicemente ripetere quelli che altre generazioni hanno fatto" afferma PIAGET.
Scommettiamo quindi su una rivoluzione della scuola stessa e sui nostri stupendi bambini che determineranno il futuro.
Vinceremo, ne siamo certe!
Le maestre delle classi prime dell’I.C. Patari-Rodari
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