La storia inizia all'ospedale di Milano, passa da Soverato e Lamezia Terme, e finisce in Procura a Catanzaro.
A denunciare quello che è raccontato come "un trattamento disumano" riservato a sua madre, è una donna di 40 anni del Soveratese, assistita dall'avvocato Giampiero Mellea, che ha chiesto agli inquirenti di verificare le condotte dei sanitari dell'ospedale Lametino in caso di eventuali negligenze.
Tutto inizia il 14 febbraio scorso, quando la madre della denunciante, 61 anni, va all'ospedale Niguarda di Milano, per effettuare un intervento al fine di evitare la sacca per le vie urinarie. La signora è affetta da tumore alla vescica.
L'intervento non va come sperato, la donna viene dimessa e si ritorna in Calabria.
Il 7 marzo, a causa delle sue condizioni febbrili, viene portata a Soverato, ma lei stessa rifiuta il ricovero.
Il giorno dopo, però, l'altro figlio della 61enne la accompagna a Lamezia Terme, dove viene ricoverata. Qui iniziano i problemi. "E' stata totalmente trascurata dal personale medico, versando in una condizione di totale abbandono. E, infatti, forse spaventati dal fatto che mia madre fosse stata nella zona rossa (e nonostante comunque risultasse negativa al Covid), il personale che l'aveva in cura ha evitato il più possibile di avvicinarsi a lei, tanto è vero che io stessa recandomi a visita avevo modo di vederla più volte sporca", si legge così nella denuncia presentata alla Procura della Repubblica.
E la donna racconta anche di altre conseguenze cliniche e mediche che hanno peggiorato la condizione della madre, fino alle dimissioni dall'ospedale di Lamezia Terme l'otto aprile. Dopo soli pochi giorni il nuovo ricovero all'ospedale Pugliese di Catanzaro.
Ora, invece, la richiesta di giustizia che, supportata dall'intervento dell'avvocato Mellea, porterà gli inquirenti a indagare per capire cosa è successe in quel mese di ricovero.
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