Una storia di catanzaresi emigrati, di chi non c'è più e dell'amore per i giallorossi

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images Una storia di catanzaresi emigrati, di chi non c'è più e dell'amore per i giallorossi

  19 maggio 2024 16:33

di FABIO VERCILLI 

Chissà in quanti avranno notato la piccola effigie che sventola quest’anno al Ceravolo, durante le
partite casalinghe dei giallorossi. Chi ci avrà fatto caso si sarà chiesto chi è la persona raffigurata.
Questa è la storia di quel drappo bianco, giallo e rosso.
Viviamo lontani da Catanzaro ormai da 5 lustri. L’università, il lavoro… storia comune a tanti
catanzaresi. Seguiamo la squadra a distanza: tanta Gazzetta dello Sport e qualche sito specializzato sulla serie C. Nel 2022 l’ennesima promozione sfumata. Un film già visto, che delusione. Non ci crediamo più.

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Di diverso avviso sono mister Vivarini e la squadra. Il campionato 2022/2023 parte
bene per le Aquile, e giornata dopo giornata i risultati accrescono l’entusiasmo intorno ai giocatori.
Marco segue le partite da casa, in tv. L’emozione è la stessa, il Ceravolo lo ricorda bene, è stampato nelle nostre teste fin da quando eravamo ragazzini.
Con le vittorie contro Crotone e Pescara, dirette rivali per la promozione automatica in serie B,
anche i media nazionali si accorgono che a Catanzaro sta succedendo qualcosa. Il resto è storia.
Saliamo in serie cadetta già d’inverno, a marzo. Record di punti, di vittorie, di gol fatti. Chiudiamo la
galoppata trionfale vincendo anche la supercoppa di serie C.

Cavolo, siamo in serie B. Quanto avremmo voluto essere a Catanzaro a festeggiare… ma non
potevamo. Be’, ci diciamo, ora potremo andare a seguire le trasferte della squadra al Nord, anche
una al mese sarebbe bello. Rivedere qualche amico! Quando inizia il campionato? 19 agosto. E noi
che facciamo? Giochiamo a Cremona. Perfetto! Dai che è vicino, si va sicuro. Milano è vicina a
Cremona, ma ad agosto in Pianura Padana fa caldo. Nel 2023, ancora di più. Oltre all’invasione
delle zanzare e all’umidità soffocante. Marco è stanco. Già non sta bene. Combatte da 5 anni, ma
coltiviamo la speranza che possa farcela. Un liposarcoma con recidiva. È stanco per il caldo, ci
diciamo con mamma. Ma, per la prima volta da anni, non è voluto tornare in Calabria per l’estate.
Non se la sente, così dice. E, alla fine, nemmeno il 19 agosto se la sente di andare a Cremona.
Troppo caldo. Lo vedo che sta male. Allora ci gustiamo lo zero a zero che regala il primo punticino
in serie B alle Aquile a casa, in tv, comodamente circondati dall’aria condizionata.
Arriva settembre, e Marco continua a non stare bene. Altri esami, altri ricoveri. Un giorno ci
convocano in ospedale. Time out, ci dicono. La malattia sta per vincere. Non sappiamo quanto
tempo resta ancora. Ma non è tanto.
Marco resiste ancora un altro mese. Quella mattina, il sole fa capolino tra le nubi dopo giorni grigi
e freddi. Lo illumina. Combatte con tutte le sue forze fino all’ultimo respiro, sveglio e lucido. Poi si
lascia andare, stremato da 5 anni di malattia, circondato da tutta la famiglia. È finita. Lo salutiamo
in una chiesa gremita di ragazzi mentre anche il cielo piange disperatamente. Tanto.
Il Catanzaro, dopo un buon avvio di campionato, si è fermato. Marco muore e le Aquile perdono tre
partite di fila. Lo spettro delle due fallimentari stagioni in serie B del 2004-2006 si affaccia nella mia
mente.
E dopo tre sconfitte consecutive ci aspetta il derby contro il Cosenza, in casa, di nuovo in serie B
dopo 33 anni. L’unico derby di Calabria. In città c’è tensione. Anche noi trepidiamo e speriamo in
una piccola soddisfazione che ci faccia dimenticare, per qualche ora, il nostro grande dolore.
Un amico disegna un ritratto di Marco. Qualcun altro decide di riportarlo su un pezzo di stoffa. Lo
portiamo allo stadio per il derby, dicono. Un mese dopo la sua partenza per quel luogo lontano che
nessuno di noi ha mai visto.

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La sfida del Ceravolo finisce con un trionfo giallorosso. Marco osserva l’apoteosi catanzarese e la
sconfi;a dei lupeW da quello stendardo sventolato in curva dai suoi amici. È felice anche lui, in
quel luogo lontano che nessuno di noi ha mai visto. Un suo amico ha scri;o questo post su
Facebook, dopo quella vittoria:
«Fratellino fratellino mio, sei riuscito anche in questo a farmi fare uno strappo alle regole.
Io, un post, antisocial per eccellenza. È quasi un mese che te ne sei andato, in un maledetto
sabato, prima del calcio di inizio di un Catanzaro-Lecco. Quella chiamata che mi dava la
notizia che ti eri spento, ha spento anche me.
Hai spento tutti, anche i nostri giallorossi. Sono arrivate ben 3 sconfitte ma poi il destino ha
fatto capitare la partita delle partite Catanzaro-Cosenza e sempre di sabato mi arriva la
notizia…

“Guarda in curva, ci sarà un stendardo dedicato a Marco” li ho capito che stu derby lo avremmo sbundato... goditelo anche tu da lassù» Da quel giorno, tra le mura amiche del Ceravolo il Catanzaro non perde più nemmeno una gara se c’è lo stendardo di Marco che sventola alto.
Una domenica, l’amico che ha in carico l’effige ha un imprevisto e, per non fare tardi e non perdere
l’inizio della gara casalinga delle Aquile, decide di non passare da casa a prendere il drappo. Quel
giorno, in casa, perdiamo.
Allora Marco è un vero talismano, ci diciamo. Dobbiamo portarlo davvero sempre. Così si fa. E il
Catanzaro torna a essere imbattuto in casa. Finché c’è Marco a vegliare sui giallorossi.
E se ve lo state chiedendo, la risposta è si. A Cosenza, per il derby di ritorno, Marco era lì in
trasferta al San Vito. Portato dai suoi amici. E abbiamo vinto. Due a zero. Iemmello e Biasci. Come
all’andata.
Sabato 25 maggio 2024, a Cremona, il drappo di Marco sarà allo stadio. Perché quella partita
dovevamo vederla insieme, e la vedremo insieme.
Ora conoscete un’altra storia da raccontare ai vostri figli. Una storia che ci insegna che la voglia di
vivere e la forza di volontà lasciano il segno anche dopo, quando non siamo altro che un granello di
sabbia sospinto dal vento che scende dalla Sila.

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