La relazione della Corte dei Conti mette nel mirino la spesa di denaro pubblico sui consulenti contabili e richiama la necessità di far svolgere le funzioni ad Agenas
20 gennaio 2021 17:12di GABRIELE RUBINO
Undici milioni ai consulenti contabili privati, ma i bilanci della sanità calabrese sono sempre più in rosso. Il servizio sanitario calabrese ha chiuso il 2019 con un disavanzo netto di 160 milioni (98 milioni se si tiene fuori la faccenda del buco della Fondazione Campanella) con gli advisor contabili che non hanno potuto che assistere al peggioramento dei conti. I rossi nei bilanci non sono certo loro responsabilità ma di certo il ‘supporto’ fornito alla Regione e ai commissari che si sono succeduti negli ultimi anni non è stato risolutivo. A mettere nel mirino questo tipo di consulenze è stata la Corte dei Conti in un rapporto che si concentrava sulla mancata realizzazione degli ospedali nei grandi centri urbani. Sul tema, il monitoraggio regionale – con risultati tutt’altro che incoraggianti- ha riguardato i progetti del nuovo ospedale di Gioia Tauro e del nuovo ospedale di Catanzaro.
Tornando ai consulenti, l’ultimo contratto ‘calabrese’ censito dai giudici contabili risale all’ottobre del 2018 con Kpmg e l’Università Bocconi. Gli importi complessivamente liquidati (dal 2009) sono di undici milioni di euro. Eppure, per la Corte dei Conti questa pratica di ricorrere all’advisor privato dovrebbe essere rivista, sfruttando le competenze di Agenas.
Tutte le regioni sottoposte al piano di rientro hanno affidato ai consulenti privati l’attività di “supportare la regione nell’identificazione di alternative e/o metodi di lavoro, progettazione di soluzioni organizzative e gestionali da applicare uniformemente agli enti del Servizio sanitario regionale (Ssr), al fine di consentire il corretto sviluppo delle azioni del Piano di rientro da parte della regione attraverso il coordinamento e l’integrazione delle funzioni di programmazione, attuazione e controllo e dei correlati procedimenti amministrativi, gestionali e contabili del SSR, sia a livello regionale, sia a livello di singoli enti”. E ancora, si legge nella relazione: “accompagnare la regione ai tavoli di verifica degli adempimenti regionali e alle eventuali riunioni, presso i Ministeri affiancanti, propedeutiche alla verifica degli adempimenti regionali, al fine di consentire ai ministeri affiancanti e ai Tavoli di verifica suddetti di svolgere in modo corretto la propria funzione di esame dello stato dei conti e di andamento dei Piani di rientro dai disavanzi”.
Tuttavia, “la normativa vigente – sottolinea la Corte dei Conti- prevede la possibilità di avvalersi del supporto tecnico dell’Agenas. Peraltro – si legge ancora-, non risulta che siano state valorizzare le potenzialità dell’Agenzia che avrebbero potuto indurre ricadute positive sulla stessa dinamica gestionale-contabile. Anzi, al contrario, è emerso che le precitate regioni abbiano affidato l’attività di supporto tecnico-contabile a consulenti “privati”, avendo rischiato di privilegiare soltanto il mero aspetto “contabile”, a fronte di più complesse esigenze di natura “strategica” quali la riorganizzazione, la riqualificazione e il potenziamento del Servizio sanitario regionale. “In sintesi- conclude la Corte-, sarebbe auspicabile, anche nella concreta prassi amministrativa, un più incisivo ruolo dell’Agenas, nel regolare il supporto agli enti interessati dai Piani di rientro (compreso il controllo dei bilanci sanitari delle regioni e relativi monitoraggi), che consentirebbe di evitare per tali servizi ulteriori esborsi di denaro pubblico avendo come referente un soggetto istituzionale”
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