Università nel centro storico? Penelope tesse e poi disfa. Speriamo che Ulisse torni presto. Più che a Itaca, alla ragione

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images Università nel centro storico? Penelope tesse e poi disfa. Speriamo che Ulisse torni presto. Più che a Itaca, alla ragione
Marcello Barillà
  14 novembre 2019 19:04

di MARCELLO BARILLA'

Non sono un esperto di pianificazione e inoltre, il proliferare oltre misura di pensieri e parole in libertà nel Game mi spinge da tempo a coltivare il senso della misura. Tuttavia raccolgo volentieri l’invito de la Nuova Calabria a esprimere la mia opinione sull’ipotesi di trasferimento nel centro storico del Capoluogo di attività universitarie, con lo scopo di restituire vitalità a una porzione di territorio cittadino, che da più parti si vorrebbe in crisi di funzione e identità.

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A me non pare una buona idea e proverò a spiegare perché.

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Ricordo che una ventina d’anni fa, all’epoca del mio trasferimento da Reggio a Catanzaro, uno dei dibattiti aperti in città riguardava Germaneto e il suo sviluppo futuro. Molti dei protagonisti di quella discussione sottolineavano l’esigenza di assecondare quelle che sembravano essere le cosiddette vocazioni naturali di quell’area, legandole alla sua altrettanto naturale posizione di porta aperta sul resto del territorio regionale. Un’idea ragionevole, dettata anche dall’esigenza di decongestionare una città segnata quasi irrimediabilmente da uno sviluppo urbanistico quantomeno singolare, giusto per usare un eufemismo.

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Nel tempo, quell’idea ragionevole ha preso progressivamente corpo. Cittadella Regionale, Ente Fiera e, appunto, Campus universitario, hanno fatto di Germaneto un’area direzionale propriamente detta, com’era giusto che fosse. Ideale perché facilmente raggiungibile, specie dopo la realizzazione della variante alla Statale 280 dei “Due Mari”; altamente qualificata perché sede di Istituzioni di rango elevato. Un’area che probabilmente potrebbe essere implementata, attrezzata ulteriormente (vedi il “Pendolo”) ma che comunque possiede sin d’ora una sua identità precisa e riconoscibile, proprio perché è coerente con la sua funzione o, se si preferisce, con la sua vocazione naturale. Insomma, le scelte su Germaneto sembrano essere state quelle giuste.

Il vero problema, piuttosto, è che di quel dibattito intelligente incrociato vent’anni fa, oggi sembra essersi completamente rovesciato il piano. La sola idea di realizzare a Germaneto un polo sanitario che accolga tutte le aziende ospedaliere pubbliche - giusto per fare un esempio - suona quasi come una bestemmia gridata in duomo e a proposito del Campus, ecco germogliare l’ipotesi fantasiosa del trasferimento di una facoltà per rianimare il centro storico cittadino. Mia nonna direbbe: si spoglia la chiesa per vestire la sagrestia… Lo direbbe in dialetto, ovviamente, per rendere meglio l’idea.

Non mi soffermerò sul concetto di campus universitario perché ben più autorevolmente di me lo ha sviscerato da par suo il professore Tullio Barni su queste stesse pagine. Quello che a parer mio merita di essere sottolineata ancora una volta è invece la scarsa capacità di “pensare la città”. Non occorre certo essere un’archistar per capire ciò che era chiaro persino a mia nonna. Come si fa a non vedere che il centro storico per vivere e crescere ha bisogno di altro che non sia una facoltà universitaria? Che non sono gli studenti a dover essere trascinati – probabilmente contro la loro volontà – su corso Mazzini ma è la gente nella sua accezione più ampia che dovrà tornare ad abitarlo? Come si fa a non cogliere i numerosi segnali positivi che giungono dal centro storico e che parlano il linguaggio della fruizione della cultura, dello svago, del commercio (meglio se di qualità)? Vogliamo darla vinta a chi sostiene che “a Catanzaro non c’è niente” (e che probabilmente sosterrebbe la stessa cosa anche se abitasse nella più sfavillante delle capitali) o vogliamo assecondare quei segnali creando un habitat che li trasformi da testimonianza di impegno, anche civile, in realtà robuste e con le spalle larghe? Dove sono le idee capaci di segnare una svolta autentica per il salotto buono della città di Catanzaro? Siamo allo smembramento del Campus. Con buona pace di mia nonna.

Queste domande non rappresentano l’uovo di Colombo perché non le scopriamo certo oggi. Quello che è desolante, semmai, è che siamo ancora qui a doverle riproporre. Perché nonostante esse si ripetano uguali da un tempo lunghissimo, non hanno ancora trovato risposta. Né possono trovarla in queste poche righe. In poche righe si può solo chiedere sommessamente alla Città di fare tesoro di ciò che è successo a Germaneto ma anche a Lido, altra porzione di territorio che, nonostante le carenze di governo e progettualità, ha seguito negli anni la sua strada riuscendo a popolarla di persone. D’estate, a mezzanotte, se vai in libreria ci trovi gente che chiacchiera o legge. E di sicuro non glielo ha ordinato il medico. E neppure mia nonna.

 

 

 

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