Uomini autori di violenza, non basta la repressione: le soluzioni sociali e giuridiche al problema in un dibattito a Catanzaro

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I partecipanti al dibattito

L'appuntamento organizzato dal Centro Calabrese di Solidarietà ETS presso il Centro Polivalente "M. Rossi" a Catanzaro.

  26 gennaio 2024 20:12

di ANNA TRAPASSO

Uomini autori di violenza: il comportamento può cambiare? 

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Questo l'interrogativo posto oggi al pubblico ed al parterre di tecnici (del diritto, delle scienze umane e sociali) dal Centro Calabrese di Solidarietà ETS in un interessante incontro presso il Centro Polivalente "M. Rossi" di Via Fontana Vecchia a Catanzaro.

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Il dibattito, condotto dalla giornalista Mariarita Galati, è stato introdotto da Isa Mantelli, Presidente Centro Calabrese di Solidarietà ETS; Giusy Pino, Assessore alle Politiche Sociali al Comune di Catanzaro e Vincenzo Agosto, Presidente dell'Ordine degli Avvocati. Negli interventi di indirizzo, le osservazioni sui diversi tipi di violenza messi in atto dagli uomini, e l'appello ad una prevenzione del problema nei luoghi della cultura e della formazione, principalmente nella scuola. 

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Si è entrati poi nel cuore dell'argomento. Cristina Marino, pedagogista e responsabile del CUAV (Centro Uomini Autori di Violenza) ha illustrato la mission del servizio offerto presso il Centro di Aggregazione Giovanile gestito dal Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro. Il CUAV, in precedenza sotto altri acronimi ma con lo stesso intento, si occupa da sempre di creare relazioni sane e sostenere la genitorialità lavorando con i maltrattanti, persone che scelgono consapevolmente di modificare le proprie modalità comportamentali, fornendo loro l’opportunità di andare incontro alle relazioni interpersonali in ambito familiare in modo sano.

Il percorso presso il CUAV si sostanzia in più step: si comincia con la valutazione di idoneità alla partecipazione al gruppo e con l'analisi di come si presenta l’uomo. Si prosegue, se ce ne sono i presupposti, con il contatto al partner, ed un'azione mirata ad informare la donna lesa da violenza dei sostegni a suo favore. Infine gli uomini vengono inseriti in un percorso psicoeducativo, della durata di almeno un anno. All'interno di questo percorso, è presente anche un supporto di tipo legale, offerto dall'avvocato Pietro Marino, presente al dibattito con una personale testimonianza circa un caso vinto, da un caso di violenza familiare ad un percorso virtuoso.

Molto solerte e rigoroso l'intervento, a seguire, di Francesco Iacopino, Presidente della Camera Penale "A. Cantafora": "La sensazione è che il legislatore stia "lavorando a metà" - ha detto - Non basta, a mio avviso, il solo atteggiamento repressivo, ma urge anche intervenire sul piano culturale e sociale. Non è, insomma, la sola penalità ciò di cui abbiamo bisogno, l’inasprimento sanzionatorio non porta alla regressione del fenomeno. Il ciclo della violenza si spezza non con la repressione che comunque va applicata, ma lavorando sull'uomo e sulla donna. Credo che il sistema penale dimostri di avere gli strumenti per affrontare il problema, con il suo robusto arsenale repressivo, ma nella fase della prevenzione culturale non si intravede un cambio di rotta. E se l’orizzonte di senso permane quello di una risposta emotiva, credo che difficilmente riusciremo a eradicare questo fenomeno. La direzione parallela da percorrere è quella del recupero, perchè ogni uomo recuperato è una possibilità di svolta per un altro".

Gli ha fatto eco Carmela Tedesco, Consigliere della Corte d'Appello di Catanzaro: "Da cittadina italiana - ha affermato - osservo che sul tema non ci sono margini di miglioramento, poichè assistiamo ad un’escalation di violenza quotidiana. Ma da operatrice del diritto credo che esista una possibilità di cambiamento, una risposta più proficua a tutta questa violenza.

La pena da sola nn basta, bisogna cambiare l’approccio al crimine. Bisogna intervenire su chi agisce la violenza altrimenti il nostro lavoro rimane un lavoro inutile e a metà. Dobbiamo puntare alla prevenzione e la rieducazione, servono percorsi di autoresponsabilizzazione del reo".

Ha poi concluso i lavori Laura Antonini, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro: "La verità è che siamo privi di mezzi, basti pensare che in Calabria c'è un solo centro antiviolenza. - ha detto-  E’ lo Stato che deve dare una risposta a questi problemi: uno Stato che non si limiti a fare delle riforme, ma che ponga le sue istituzioni al servizio del recupero del condannato ed all’assistenza della persona offesa. Non si può pensare infatti che un problema così grave sia risolto dai soli volontari". L'appello, in conclusione di serata, è unanime: "Lo Stato fornisca le sue Istituzioni dei mezzi per affrontare questi importanti percorsi comportamentali, affinchè non accada mai più". 

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