di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
“Le Aquile devono tornare al più preso in serie B. Il calcio – afferma convinto il direttore sportivo, Danilo Pagni, in una intervista sulle squadre calabresi - è un fenomeno sociale e la provincia di Catanzaro ha bisogno di un altro tipo di palcoscenico”.
Parole chiare e inequivocabili che giungono in un momento in cui l’attività agonistica è ferma come tutto il Paese a causa del Coronavirus.
“Innanzitutto – tiene a sottolineare il talent scout di Castrovillari che sul proprio curriculum annovera club del calibro di Milan, Chievo, Ternana, Salernitana e personaggi come Lotito, Campedelli, Lo Monaco - in questo momento apocalittico la priorità è la salute e la vita umana. Tutto il resto viene dopo. Bisogna tutelare la vita e la salute – ribadisce -. Non è il momento di parlare di quello che sarà la questione calcistica, tecnica e burocratica. Bisogna lasciar fare i professionisti: i massimi esponenti del governo, della Protezione civile e della sanità”.
Poi riattacca: “Per il Catanzaro, un po’ come per il Taranto, vale la legge dei grandi numeri, ed è arrivato il momento di andare in B. Noto, grandissimo imprenditore, secondo me è un po’ eroico. Fare il presidente in Lega pro e puntare alla serie B significa rimetterci, a va dato atto al patron Noto di essere un eroe”.
Un punto di vista condiviso soprattutto dai presidenti della serie C e dallo stesso patron delle Aquile che in una recente intervista ha ribadito le grandi difficoltà nella gestione di una stagione calcistica dove il divario tra gli incassi e le spese è enorme.
“Il Catanzaro deve tornare assolutamente in serie B – ripete Pagni - perché il calcio è un fenomeno sociale e alla provincia di Catanzaro, senza nulla togliere alla C, manca un certo tipo di espressione. La serie B non si ottiene spendendo necessariamente tantissimo. Il budget ci vuole, ma non è un’equazione assoluta spendere cifre enormi per salire”.
Una osservazione prossima alla filosofia della società presieduta da Floriano Noto, fortemente convinta di dover rispettare un preciso budget e consapevole che per sopravvivere è necessario rispettare canoni aziendali e i bilanci.
Una stagione tuttavia poco fortunata per le Aquile, dal ritmo altalenante, caratterizzata dal cambio allenatore e da momenti di grande confusione.
“Senza alcun tipo di giudizio, mi affido al campo e ai i risultati – osserva Pagni -. Ho avuto Auteri e Grassadonia. Il primo, tre anni. Sono due tecnici diversi, ma molto bravi entrambi. Fatto sta che ogni qualvolta Auteri viene sospeso o esonerato chi subentra incontra grandi difficoltà”.
Così è stato anche a Catanzaro dove l’esperto tecnico di Floridia, protagonista l’anno passato di una stagione esaltante naufragata con l’eliminazione ai play-off, è stato esonerato dopo la sconfitta interna con il Potenza.
Al suo posto la società ha chiamato proprio il tecnico salernitano che ha trovato davanti a sé una salita ripidissima segnata dalla grande delusione della tifoseria per la classifica, le prestazioni e l’allontanamento del tecnico siciliano, molto apprezzato sui Tre colli.
“La mia ultima esperienza di lavoro è durata 9 mesi con Camilli, a Viterbo – ricorda il ds, dai piedi del Pollino -. Sono arrivato da penultimo in classifica, abbiamo disputato i play-off nazionali e conquistato la Coppa Italia di serie C contro Berlusconi. Camilli in passato ha esonerato allenatori del calibro di Sarri, Allegri, Semplici e validissimi direttori sportivi, a me sinceramente no. Precedentemente, ho lavorato con grandi personaggi del mondo del calcio. In Calabria non mi sono mai atteggiato ma ho girato il mondo”.
Nel 2012 Pagni è stato ad un passo dal Catanzaro: “Sì, vero. Ci siamo sentiti con Cosentino e Cozza, ma poi non si fece nulla. Con Cozza c’era una vecchia amicizia che ricordo all’epoca dei campionati giovanissimi e allievi calabresi”.
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