Us Catanzaro 1929, la rivoluzione di Gabriele Martino per un calcio sostenibile: “Una nuova legge quadro per un professionismo a 60 squadre con Serie B a due gironi"

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images Us Catanzaro 1929, la rivoluzione di Gabriele Martino per un calcio sostenibile: “Una nuova legge quadro per un professionismo a 60 squadre con Serie B a due gironi"
Gabriele Martino, dirigente sportivo
  28 aprile 2020 22:35

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

Parlare con un dirigente sportivo come Gabriele Martino significa attingere ad una fonte preziosa di spunti e informazioni. È una lunga chiacchierata piacevole dove non mancano le proposte. 

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"E’ il momento in cui il calcio deve dare un segnale di serietà – commenta l’ex direttore generale di Reggina, Lazio ed altri club - . Il calcio doveva dimostrarsi unito e non lo ha fatto. Ma c’è ancora il tempo per agire". E spiega: "Serve un progetto importante che comporti la grande ricostruzione trasformativa per il calcio italiano. Una sorta di cambiamento epocale. Non bisogna aspettare di ripristinare la normalità perduta, ma trasformare il modello calcistico già in difficoltà prima del Coronavirus. È indispensabile una rivoluzione. Non è tanto il problema se il calcio deve o non deve riprendere ma come lo farà. Il post Coronavirus significherà crisi e quindi bisogna attrezzarsi per un calcio nuovo e sostenibile". 

Legge 91 del 1981- "Auspico una revisione della famosa legge 91 del 23 marzo del 1981 che riguarda la contrattualistica, le norme e il rapporto tra società e sportivi professionisti. La prestazione a titolo oneroso dell’atleta. Nei bilanci delle società la voce che incide maggiormente sono gli emolumenti dei calciatori perché le contribuzioni sono notevoli. E quindi bisogna mettere mano al testo".

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Ex Legge Melandri- "Così come bisogna rivedere la legge Melandri che regola la distribuzione tra le società dei proventi audiovisivi in un calcio post Coronavirus. La legge che disciplina la suddivisione dei ricavi tra le squadre che partecipano alla serie A che poi le trasferisce ad altre leghe. Il sistema calcio non può reggere 100 società professionistiche e 3 leghe".

Una nuova legge quadro dei campionati italiani- "L’ho dichiarato un paio d’anni fa quando ancora il Coronavirus non c’era. Dissi che s’imponeva una ristrutturazione di una nuova legge quadro sui campionati italiani. Mentre allora lo si poteva programmare ora lo devi fare. Il calcio professionistico sarà per 60 società e non più 100. 2 leghe professionistiche con l’introduzione di una lega di secondo livello e un campionato di serie B a 2 gironi suddiviso territorialmente. D’altra parte, l’anno prossimo incassi, sponsor, pubblico saranno ridotti, non c’è dubbio. E oggi non puoi dichiarare squadre vincitrici di una competizione che non si è conclusa. Si tratta di dare forza alla propria creatività supportata dai giuristi. Si deve trovare un modo per inserire queste squadre in un campionato a 2 gironi di B. L’idea dei bussolotti per la C non è fattibile e ti espone a ricorsi. Quindi bisogna diminuire il numero delle squadre professionistiche e dare ad ognuna l’habitat naturale. Il Catanzaro potrebbe entrare diritto in questa nuova lega dato che è nei play-off ed è una società solida. Delle 27 società di Serie C che hanno diritto ai play-off più le 3 prime in classificate saranno 17 le squadre che faranno parte dei professionisti: i club con i giusti requisiti. Così, ad esempio, invece di immaginare Pordenone Cosenza che comporta meno incassi e più spese, immaginiamo Cosenza Catanzaro. Sicuramente avremo più incassi, grande interesse e meno spese in un calcio in grande difficoltà". 

Semiprofessionismo- "Immagino una lega semiprofessionistica di 40 squadre divise territorialmente in due gironi. Se io tolgo 40 società professionistiche rendo il calcio più equo e giusto. Il semiprofessionismo dev’essere supportato da una legge ad-hoc".

Esperienza a Catanzaro- "È stata l’unica pagina negativa della mia attività professionale che ho dovuto interrompere dopo soli 3 mesi. Non c’erano le condizioni, eppure sul Catanzaro avevo investito molto del mio know-how professionale. Accettai Catanzaro in Serie B dopo la Lazio del primo anno di Lotito. Si fa quel tipo di scelta solo se credi di fare cose importanti per una città calabrese che secondo me meritava ben altri traguardi. Ho rinunciato a tutte le mie spettanze, malgrado un contratto che mi legava anni, ma ho sempre avuto il cruccio di fare quello che avevo in animo di poter fare. Mi auguro che il Catanzaro del futuro possa far parte della categoria diversa dalla serie C. Lo merita la città, la tifoseria e la proprietà. Ho avuto modo di conoscere il presidente Noto di cui apprezzo le qualità imprenditoriali, ma nulla di più". 

Strutture e settore giovanile- "Sono fondamentali per fare calcio. La Reggina che conoscevo ebbe la lungimiranza di capirlo ben presto. Quella dirigenza capì che doveva dotarsi di un centro sportivo per una tipo di politica societaria che consentisse la riproduzione e la formazione del settore giovanile. Oggi più che mai va imboccata questa via. Rimango sorpreso quando una società ambiziosa non tira fuori dal proprio settore giovanile giocatori che vestono la maglia della prima squadra. A mio avviso manca una visione societaria. Non capisco come molte squadre non riescono a trovare un giocatore del proprio vivaio che faccia 70 minuti in una stagione per poi prenderlo altrove e farselo costare 80mila euro. poi ci lamentiamo delle perdite. Necessita responsabilità e visione sportiva. Quella famosa Reggina fondò le sue fortune proprio sul settore giovanile. La lista dei giocatori sarebbe lunga. E invece spesso si guarda al successo ad ogni costo. Alla fine della stagione prendi atto di non aver vinto né sul piano economico né sportivo. Arrivare settimi o ottavi in C con un milione e mezzo di spese piuttosto che con 4 sarebbe anche più gratificante. Se poi risparmi negli anni arriverà un giorno in cui ne spederai 12 e le probabilità di vincere saranno molto alte". 

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